Regia di Michele Placido vedi scheda film
Circolano da tempo voci ed indiscrezioni sul nuovo film "francese" di Michele Placido; film da regista, commissionatogli da produttori francesi dopo il successo anche oltralpe di Vallanzasca e soprattutto di Romanzo Criminale; una coproduzione franco-italo-belga in cui il celebre attore fa solo il regista (oltre ad apparire in un piccolo cameo con un accento maccheronico forse fin voluto ed accentuato), e lo fa davvero bene. "Le guetteur" e' proprio un bel polar come se ne facevano negli anni '70, quelli duri e dinamici con Delon per intenderci. Placido si padroneggia con una regia spigliata, dinamica e colma di inquadrature davvero efficaci come quando apre con assolvenze sfumate (magari per non rivelarci subito l'individuo che il nostro protagonista si trova di fronte e mantenere desta una suspence gia' molto viva per il dinamismo di un soggetto molto teso e adrenalinico); o quando si sofferma con studiata precisione sul volto qui particolarmente espressivo di un Mathieu Kassovitz bravo ed ispirato piu' del solito, o ancora quando sotto un cielo plumbeo e cupo di una Parigi fredda e livida si consumano sparatorie efferate che non ci risparmiano scie di sangue e una fitta trama di morte e dolore. Insomma tanta, tantissima carne sul fuoco: le indagini del commissario Mattei (un grassottello, imbolsito ma sempre efficace Auteuil) per sgominare una banda di rapinatori, un cecchino (Kassovitz) che si scopre essere una cellula impazzita di un commando specializzato delle forze militari, un sentimento di vendetta che nasconde un grave lutto familiare mai completamente chiarito, e ancora un losco medico cancellato dall'ordine (un consuetamente sinistro Olivier Gourmet, sempre grandissimo) che rivela tra i suoi gia' non comuni ne' leciti interessi anche una terrificante passione per un certo tipo di "collezione" di specie umane.
Di contorno ma tutt'altro che banali o superflui i giovani e belli Violante Placido e Luca Argentero, amanti tragicamente allontanati per sempre dalle circostanze, fino ad un velocissimo cameo a sorpresa di una gran dama francese di cui non rivelo il nome.
E' una soddisfazione quando dall'estero si accorgono dei nostri talenti, e ancor di piu' quando il prodotto, di genere e girato su pura commissione dopo (pare) molte insistenze per convincere il celebre attore-regista, si rivela proprio azzeccato come e ancor piu' efficace delle ultime e un po' farraginose opere di quello che forse e' il maggior regista di polar moderni, Olivier Marchal.
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