Regia di blackANDwhite vedi scheda film
E' tutto della stessa materia di cui sono fatti i sogni. Nelle fabbriche abbandonate, scale ripide e strette salgono lungo muri fatiscienti, il giallo evidenziatore spicca nel verde dell'arruginito, sgorga il sangue della bestia. Un regista è seduto nel suo studio, il pavimento è sporco delle sue stesse cicche. Esteriorizzare l'interiorità, il processo creativo, la meditazione trascendentale, attingere all'infinito benessere per scavare a piene mani nell'inconscio della nostra generazione. <<Comincio ad avere paura>> dice Laura Dern, quando si accorge che la casa che David Lynch le sta indicando è quella dove avrà inizio il suo incubo, il suo ingresso nell'impero della mente, nella confusione metapsichica, nella rigenerazione cinematografica.
Il regista siede e racconta storie di vita come se fossero i suoi sogni, aspira alla realizzazione di un'utopia blochiana, immergendosi nel Sé, ma accorgendosi delle difficoltà della concretizzazione. Medita, ma è depresso, la realtà è così insoddisfacente. L'arte diventa droga allucinogena, un pavimento sporco e incolore diventa succedersi di ondeggianti linee nere, immagini sgranate vedono la realtà, e si alternano a superflui splitscreen, ralenti in bianco e nero (che sono il viaggio in un incubo), filmati amatoriali, e le interiezioni verbali e volgari di un Lynch che sa di vedere e vuole dirlo a tutti. Attorno a lui sembrano capirlo, farà una fondazione, la David Lynch Foundation, mentre si accascia a terra Laura che è lotta della realtà trasfigurata. Alternando così stili e visioni, squadrando dal basso la figura del protagonista assoluto di questo documentario trascendentale, blackANDwhite rappresenta(no?) un novello 8 1/2 nell'incubo della medietà, della fama, dell'esistenza. Parlare, creare, un inno al cinema, un atto d'amore, una auto-destrutturazione. Scrutare sé stessi, attraverso una videocamera (digitale), capirsi, penetrare in sé stessi e alienarsi nel Caos di realtà alternative. Mentre gli amanti di INLAND EMPIRE potranno riconoscere la ricostruzione dei set dell'ultimo capolavoro di David Lynch, loro e anche gli altri potranno scoprire l'odissea psicologica di un regista alla ricerca del senso della creazione. Ridendo, provando paura, ci inabissiamo nel Campo Indefinito, e ci lasciamo andare al fascino perverso dell'immagine. Prima di Meditation, Creativity, Peace, il documentario definitivo sul cinema di Lynch, apoteosi dell'astrazione e dell'avanguardia. Stupendo.
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