Regia di Martin Witz vedi scheda film
Nel 1943 il chimico svizzero Albert Hofmann, nel tentativo di trovare un farmaco che aiutasse la circolazione sanguigna, sintetizzò per primo l'LSD. Nell'intervista che precedette la sua morte a 102 anni, nel 2008, lo scienziato si è prestato a ricostruire le alterne fortune della "sostanza": dapprima usata in ambito psichiatrico per arrivare a quelle zone dell'inconscio impermeabili alla psicoterapia, successivamente acquistata e studiata dalla CIA a scopo militare, per deconcentrare i nemici e applicare il lavaggio del cervello alternandone l'uso a quello dei narcolettici.
Negli anni '50 l'antropologo Wasson intuì che un fungo, il peyote (ma il documentario non lo dice) induceva effetti analoghi a quelli dell'LSD e veniva usato in Messico dagli sciamani in stato di trance: fu a quel punto che si tentò di sintetizzare direttamente il principio attivo del fungo.
Ma fu nel decennio successivo che l'LSD conobbe la sua massima fortuna e diffusione, quando intellettuali del calibro di Ken Kesey (l'autore di Qualcuno volò sul nido del cuculo) Aldous Huxley (a cui si deve Le porte della percezione, saggio breve dal quale i Doors di Jim Morrison trassero il nome del gruppo) e soprattutto Timothy Leary, accademico nientemeno che ad Harvard, invocarono l'uso dell'acido lisergico per scardinare i condizionamenti sociali ed espandere le coscienze. Non fu un caso che la stagione più straordinaria dal punto di vista creativo in ambito musicale, e non solo, ebbe luogo proprio in quegli anni, né fu un caso che le autorità, allertate dall'uso che della sostanza stava facendo gran parte della controcultura americana, a partire dal 1966 ne vietarono l'uso. La conseguenza fu duplice: da una parte si finì con l'alimentare il mondo della malavita; dall'altra, con l'impedire lo studio scientifico sulle potenzialità degli allucinogeni. Ed è qui che si rivela l'aspetto più interessante della vicenda, quello legato alle proprietà curative dell'LSD, alla sua capacità di aiutare i malati di cancro a rivolgere altrove la loro attenzione, fino, in alcuni casi, a portarli alla guarigione.
Il documentario distribuito dalla Real Cinema di Feltrinelli non offre grandi sorprese sotto il profilo cinematografico e spettacolare, ma ha l'enorme merito di ricostruire una vicenda controversa che è arrivata a noi attraverso una serie di omissioni e falsi storici. Da non perdere.
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