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The Imposter

Regia di Christoph Hochhäusler vedi scheda film

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La recensione su The Imposter

di maurizio73
6 stelle

Frastornato adolescente tedesco, terzo di tre figli maschi, si divide tra lo stanco menage domestico e il limbo di una inconcludente vita sociale priva di amicizie e frustrata dall'esito negativo dei numerosi colloqui di lavoro cui lo sprona continuamente la sua famiglia.
Per scuotersi da questo torpore esistenziale e dalla scarsa considerazione con cui viene giudicato, decide di auto-accusarsi di un incidente stradale di cui è stato solo un involontario primo testimone.
Dopo l'intrigante favola sociale di 'Milchwald' a metà strada tra apologo culturale e dramma psicologico Christoph Hochhäusler firma questo ritratto adolescenziale calandolo nell'atrofico contesto di una raggelata realtà familiare dove gli strumenti inadeguati di un vuoto efficientismo pedagogico finiscono per isolare il protagonista nel circolo vizioso delle sue ossessioni puberali e nel peso insostenibile di una progressiva marginalità sociale.
Attento a cogliere le sottili sfumature di uno spaccato sociale in cui il vuoto di valori viene amplificato da un latente anaffettività familiare  e sensibile alla controversa psicologia di un'età di passaggio in cui si definisce l'identità (sessuale,caratteriale,umana) e le inclinazioni dell'individuo, il regista di Monaco registra il malessere come dato culturale più che come episodico manifestarsi di una insoddisfazione individuale, cogliendo i prodromi di una drammatica deriva votata alla marginalizzazione degli individui 'non allineati' e ribaltando così il (buon)senso comune di una analisi razionale della cause di un incipiente allarme sociale.
Allo schematismo degli stumenti di giudizio e di misura degli adulti (gli psicologi del lavoro, i genitori, i fratelli) si contrappone la prorompente urgenza di una personalità ancora destrutturata in cui emergono inarrestabili le violente fantasie di una latente sessualità attraverso cui si coniugano una impotente volontà di dominio (e affermazione) e il senso di una incondizionata appartenenza (hells angels teutonici in tute di pelle nera!), in una dialettica razionale-irrazionale che viene efficacemente resa dalla apparente linearità della messa in scena in cui reale e irreale, oggettivo e soggettivo, verità e fantasia si appiattiscono sullo stesso orizzonte conoscitivo (il ragazzo viene sodomizzato o è solo una delle sue tante divagazioni oniriche?). Forse un pò irrisolto sul piano del meccanismo narrativo (lo scottante reperto di una colpa artificiosa che si manifesta solo nel prevedibile epilogo) e per la marginalità di alcuni personaggi (la disturbata Katja, l'amico infermo) il film sembra precipitare in un finale sospeso e ironicamente dimostrativo che nulla toglie tuttavia alla bontà del discorso cinematografico (mille miglia lontano dal pattume indecoroso della fiction nostrana).Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2005 e vincitore di festival minori. Giovani registi tedeschi crescono.

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