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Tahrir. Liberation Square

Regia di Stefano Savona vedi scheda film

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La recensione su Tahrir. Liberation Square

di tafo
8 stelle

Un anno fa il problema dell'Egitto era Mubarak, in Italia la nipote. Oggi in Egitto Mubarak è stato costretto alle dimissioni, la nipote non era la nipote anche se qualcuno in Italia non ne è ancora convinto. Il 2011 sarà ricordato per le rivolte arabe dei popoli del mediterraneo e per la caduta di molti dittatori decennali. Il regista entra nella protesta di piazza raccogliendo le speranze e i dubbi dei giovani egiziani, il loro esaltare facebook e il timore per il ruolo possibile dei fratelli musulmani. Da una parte la disorganizzazione organizzata senza leader riconosciuti, dove l'importante è avere voglia di cantare contro il regime presidiando la piazza. Dall'altra parte l'organizzazione politica dei musulmani più strutturati degli altri e per questo più capaci di sfruttare il movimento per arrivare al potere. La rivolta è fatta da giovani istruiti che vogliono per il dopo Mubarak uno stato laico, il primo obiettivo deve essere quello delle dimissioni del dittatore al potere da trenta anni che viene invitato ad andarsene da un popolo egiziano che sa essere anche ironico verso il despota. Il regista ci fa entrare nella piazza, usa mezzi tecnici agili che gli permettono di stare vicinissimo all'azione. Il film è fatto di slogan di speranza per un futuro che dovrà essere diverso dal passato. Il film è fatto dei discorsi dei giovani egiziani che nel 2011 sono ottimisti sulla loro rivoluzione ma anche realisti  sul fatto che il difficile verrà dopo Mubarak. Non è cosa da poco fare uscire di scena un dittatore ma è cosa più difficile gestire la transizione di un potere dei militari che dura ancora oggi come anche la paura che in caso di elezioni si affermino i fratelli musulmani e il tanto desiderato stato laico diventi uno stato religioso.

Su Stefano Savona

Sa di  assistere a qualcosa di importante si mantiene neutro e si concentra sulla capacità del popolo di essere consapevole di quello che succede senza perdere la bussola e non ha bisogno di esaperare la disperazione evidente della gente.

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