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Of Women and Horses

Regia di Patricia Mazuy vedi scheda film

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La recensione su Of Women and Horses

di EightAndHalf
2 stelle

A mancare, forse, quantomeno per la maggioranza degli spettatori, è l'interesse nei confronti di uno sport, l'assurdo dressage, che forse necessita di una sensibilità e di una raffinatezza che Sport des filles (sport per ragazze, ma verrebbe da dire "sport per femminucce") non riesce minimamente a trasmettere allo spettatore che sconosce simile pratica (che pure tedia assai durante le visioni delle Olimpiadi alla televisione) e finisce per relegarla a qualcosa di davvero ridicolo e insignificante. Il film di Patricia Mazuy è un patinato ma (immancabilmente) traballante esempio di cinema edificante all'ennesima potenza, privo di personaggi minimamente intriganti e carente di fascino nel mettere in scena, sempre e in continuazione, le pratiche che la protagonista, la disperata e scorbutica Marina Hands, esegue con il cavallo Manifestant, ingenuamente venduto e poi restituito al mittente per le sue scarse doti nel dressage, appunto, ma riscoperto e riallenato dalla combattiva protagonista che riesce a lottare contro una serie di ostacoli (una caduta, per esempio, causata da un aspirante innamorato, che né chiede scusa né interviene, ma la guarda a bocca aperta mentre a lei si è squarciata la faccia, in una scena pericolosamente ridicola benché leggermente sanguinolenta) fino a raggiungere e a farsi accettare dal coach Bruno Ganz che pure si rivela ancora in grado di recitare, ma interpreta una parte grossolanamente scritta e dotata neanche di poco della più infima sfaccettatura, attratto com'è da un lato dal fascino fastidioso della compratrice inglese (con cui instaura una relazione extra-coniugale) e dall'altro dall'eleganza leggiadra (di cui non siamo resi partecipi) dei cavalli che trottano, girano, fanno piroette, si muovono in obliquo e fanno passi sul posto con invisibile abilità e inverosimile bellezza. E non siamo resi partecipi noi comuni mortali non vicini al dressage perché l'occhio della Mazuy è calligrafico, buonista, interessato a godere di queste barbose esibizioni piuttosto che a cercare di riflettere più approfonditamente sulle dinamiche caratteriali, che pure vorrebbero essere presenti ma finiscono in secondo piano, notevolmente rovinate da un fattore che ultimo ma non ultimo inficia più di qualunque altra assurdità (narrativa, psicologica, e chi più ne ha più ne metta) la qualità ultima della pellicola: il commento musicale. Brani presi un po' a casaccio dai vari generi a noi noti (specie brani viranti al pop e al rock) vengono buttati lì tra una scena e l'altra senza neanche concedere la possibilità (evidentemente ricercata) di indicare le eventuali scene "toste" e agonistiche e, d'altro canto, quelle drammatiche e riflessive (sic!). Il che genera un risolino assolutamente incontenibile che certo non si addice all'intento di Sport des filles, a volte anche di fronte a scena di grande portata drammatica (?). La serietà messa in scena infatti difficilmente risulta condivisibile, né si riesce mai a capire (e il film neanche ci prova, nonostante sarebbe stato l'unico motivo di interesse) perché uno sport pure apprezzato e seguito da ogni dove possa risultare realmente interessante e duro come viene spesso nel film rappresentato: è ovvio che non si vuole desumere un giudizio negativo nei confronti del dressage dalla semplice visione del film (e se anche fosse, è un discorso parallelo nonostante strettamente inerente), ma siccome il dramma dei personaggi è infine il dramma di un dressage non così immediato né, per molti, interessante, sarebbe stato meglio (ed è uno dei rari casi) che il film illustrasse, in un certo modo, cosa sta dietro uno sport (misterioso) come questo, per dare alfine veridicità ai personaggi e al loro (risibile) spessore psicologico. Il tedio e il ridicolo involontario assalgono incontrastati: anche perché sembra che l'addetto alle musiche spesso si scordi un vinile attivato e lasci proseguire come un buona la prima un montaggio che fa davvero accapponare la pelle. Verrebbe da dire: solo per gli appassionati. Ma di che?

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