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Monsieur Lazhar

Regia di Philippe Falardeau vedi scheda film

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La recensione su Monsieur Lazhar

di supadany
7 stelle

Di film che affondano le proprie radici nel mondo della scuola se ne vedono (e se ne sono soprattutto visti) parecchi, ma, nel bene o nel male, questo “Monsieur Lazhar” riesce a trovare parecchie ragion d’essere grazie soprattutto ai toni utilizzati che non sempre trovano una spalla nella profondità d’espressione, ma che comunque fanno apparire tutto molto genuino.

In una scuola di Montreal una classe è sconvolta dal suicidio di un’insegnante e Bachir Lazhar (Mohamed Fellag) si propone per subentrare; successivamente, posto di fronte al suo nuovo impiego, saprà creare un legame diverso dal solito con i suoi nuovi alunni.

Ma alle sue spalle c’è un passato che non può evitare di manifestarsi.

 

 

Si respira una profonda sensibilità, e con essa tanta discrezione, in questa piccola opera canadese che parte da un impatto di rara durezza (un suicidio violento che lascia il segno e qui anche la cinepresa fa appieno il suo dovere), che si muove tra un dolore (proprio dei più piccoli) sempre pronto a degenerare, e la figura misteriosa del nuovo professore Lazhar, uomo dai modi non convenzionali, destinato ad ogni modo a lasciare il suo segno in maniera indelebile.

Formalmente si tratta di una storia semplice, ma in grado di rilasciare emozioni sentite anche grazie ai suoi limiti (l’estetica non fa certo urlare al miracolo), ma soprattutto per quanto trasmette la figura di Lazhar.

Figura che guarda al passato commovendo sia per la sua genesi, che arriva da lontano, che per la sua natura d’insegnamento (uno scappellotto oggi non si può più dare, quelli che ho preso io, per esempio, han fatto solo che bene), tutto gestito con calma, il  che sa di equilibrio e saggezza.

In più la sua presenza si compenetra con quella dei bambini chiamati dal trauma a crescere prima del tempo e tutti insieme, non senza ulteriori traumi, ritroveranno la loro strada.

Un film genuino e non sopraffino, nel quale ogni gesto non è dovuto solo al caso (un po’ lo è per “solo” la naturalezza dell’impostazione filmica) e dove ogni azione va a contribuire a creare un percorso destinato a lasciar(ti) qualcosa che non si rimuove a cuor leggero.

Spontaneo. 

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