Regia di Philippe Falardeau vedi scheda film
Come fu per La donna che canta di Denis Villeneuve, la canadese micro_scope produce un’opera basata su un testo teatrale in cui riaffiora, nella quotidianità di Montréal, la ferocia della Storia. Tratto da Bashir Lazhar di Évelyne de la Chenelière, Monsieur Lazhar racconta di un immigrato algerino che si offre di sostituire, in una classe elementare, un’insegnante che ha scelto la scuola come palcoscenico per il proprio suicidio. L’incontro tra l’uomo e gli alunni è un confronto tra culture e, soprattutto, l’elaborazione di due traumi che scorrono sottopelle, erompendo a tratti: quello degli studenti di fronte alla morte della maestra e quello di Lazhar, in fuga dall’Algeria, dalla morte dei suoi cari, dai suoi fantasmi. Philippe Falardeau ha il merito di abbozzare temi che non ha la tracotanza di disegnare esattamente, ponendo domande sull’educazione (non solo scolastica) e sulla vita, sulla Storia e su personaggi che non soffoca mai completamente nella macchietta. E sceglie una narrazione cauta ma non didascalica, che rivela le sue premesse fluida e garbata, purtroppo concedendosi, nel linguaggio, ad automatismi televisivi. Fellag, con un personaggio imploso e opaco, recita in sottrazione, sottraendosi alle proprie origini comiche. Una desolata coincidenza: come Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni, in uscita il 21/9, Monsieur Lazhar è un’opera incentrata sull’assenza, dove l’ambientazione scolastica è il teatro in cui il futuro di una nazione è costretta ad affrontare lutto e colpa.
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