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Monsieur Lazhar

Regia di Philippe Falardeau vedi scheda film

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La recensione su Monsieur Lazhar

di Kurtisonic
8 stelle

Film che lavora su di un asse di ripresa invisibile ai cui estremi vivono l’incontro e la separazione, entrambi portatori di significati e di codici da decifrare. Quando si mettono in gioco soggetti quali la scuola, i bambini, gli insegnanti e i genitori è facile impantanarsi e cadere nel fare emergere l’eroismo di una di queste componenti o il singolo che si differenzia all’interno del gruppo specifico, perché incompreso, vessato o percepito come diverso dal resto. In Monsieur Lazhar il regista P.Falardeau dispone tutti i personaggi su quella linea invisibile sulla quale dovranno fare i conti, creando quelle indispensabili premesse per immaginare una comunità che un giorno potrebbe determinarsi al di sopra dei ruoli prestabiliti, delle appartenenze, delle diversità. Una scuola canadese cerca un insegnante di classe che prenda il posto di Martine una professoressa che si è suicidata dentro la sua aula, si presenterà Bachir Lazhar, insegnante algerino portatore di culture e di valori lontani ma anche custode di segreti da nascondere. Le tematiche in questione, dolore, perdita, elaborazione, educazione e formazione, hanno un coefficiente retorico elevatissimo, come risulta facile l’identificazione e la vicinanza ad una delle parti in questione a secondo delle  proprie esperienze e del vissuto scolastico e non.  Il regista delimita subito il campo, riducendo opportunamente i ruoli e i rispettivi punti di vista, come a sottolineare che la scuola è formata essenzialmente dal rapporto simbiotico studenti e insegnante, esclude con precisi passaggi il contesto esterno cioè il contributo alla vicenda degli specialisti della comunicazione, degli adulti, delle regole burocratiche della scuola, delle leggi (che sono altra cosa che le regole interne del gruppo classe). Si crea così un semplice canale comunicativo, ugualmente teso ed emozionale fra alcuni ragazzini e il nuovo insegnante, affioreranno le verità più nascoste e poco gradevoli che tracceranno il solco per canalizzare quella solidale umanità che è un valore assoluto e di cui l’uomo ha estremamente bisogno per crescere. La narrazione realistica e asciutta ottiene il risultato di esemplificare come divincolarsi dai luoghi comuni, come distanziare le opinioni dai fatti, come la realtà talvolta, anche se complessa si può spiegare, e non necessariamente deve coincidere con il nostro punto di vista e offrire a priori facili attribuzioni per identificare il bene e il male. Non sapremo mai fino in fondo chi sono veramente Lazhar e i suoi allievi, si coglie però quel punto fondamentale  in cui l’incontro e la separazione si sovrappongono e si abbracciano, dove l’uno diventa indispensabile per la presenza dell’altro.     

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