Regia di Philippe Falardeau vedi scheda film
Il suicidio di un'insegnante di una scuola media di Montreal traumatizza un'intera classe. La preside ha urgenza di ripristinare un'aura di normalità e assume Bachir Lahzar (Fellag), un algerino che ha letto la notizia sul giornale e si è candidato per il posto. Sulle prime i metodi retroguardisti del nuovo insegnante (il dettato, Balzac, le file di banchi parallele) non piacciono ai ragazzi, che in seguito inizieranno ad amarlo, fino a quando non si renderà necessario il distacco.
Giocato sul doppio binario della precarità (la transitorietà della condizione adolescenziale da una parte e l'identità di immigrato dall'altra) e dell'elaborazione di un lutto (quello della separazione dall'insegnante per i ragazzi e quello della sua famiglia in un attentato terroristico ad Algeri per il professore, che otterrà il visto come rifugiato politico), il film tratto dalla pièce teatrale di Evelyne de la Chenelière si fa apprezzare per il tocco lieve e garbato con cui si mantiene sul crinale tra commedia degli affetti e melodramma. Ma l'eccesso di ambizione, i troppi temi in carniere, l'approssimazione di alcuni aspetti del racconto e il bozzettismo vagamente caricaturale di alcuni personaggi rappresentano la zona fragile del film, dal quale arriva comunque chiara e forte la critica di un sistema scolastico e pedagogico che costringe gli insegnanti a trattare i loro alunni "come se fossero scorie radioattive", evitando qualsiasi tipo di contatto fisico e affettivo.
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