Regia di Anca Damian vedi scheda film
Disegni che raccontano una tragedia. Tratti di inchiostro e colore che si affannano, sia pur con la dovuta discrezione, a tracciare il percorso verso l’aldilà che, per il protagonista di questa drammatica vicenda, ad un certo punto della sua vita ha rappresentato l’unico modo – assurdo, autodistruttivo - di rincorrere un’impossibile libertà. Daniel Claudiu Crulic ha trentadue anni quando viene arrestato per un furto che non ha commesso. Viene accusato di aver rubato il portafoglio di un magistrato, e di aver quindi usato la sua tessera bancomat per prelevare 500 euro da uno sportello automatico. Succede nel luglio del 2007 a Cracovia, dove il giovane rumeno, di origini polacche, si è trasferito per trovare un lavoro. Passano i tre mesi di custodia preventiva, ma nessuno si interessa veramente al suo caso. Lo spostano continuamente, da una cella all’altra, da una prigione all’altra, ed a nulla valgono le sue proteste, nemmeno alla luce del fatto, sostenuto da prove e testimonianze, che all’epoca del reato l’uomo si trovava in Italia. Claudiu, nel frattempo, ha iniziato lo sciopero della fame, però ciò non serve a procurargli maggiore attenzione, visto che nessuno si preoccupa di prestargli le necessarie cure mediche, né, tantomeno, di alleggerire il duro regime carcerario a cui è sottoposto. La sua figura piano piano svanisce, nella solitudine e nell’indifferenza generale. Dalla famiglia, che è rimasta in patria, lo separano centinaia di chilometri, e il difensore d’ufficio che gli viene assegnato si limita a sbrigare le pratiche burocratiche di rito, senza offrirgli nessuna effettiva assistenza. Questo film d’animazione parla della realtà, rarefatta, sfumata, fredda e distante che circonda il vuoto in cui Claudiu ha deciso volontariamente di lasciarsi risucchiare. Quel nulla inizia con il suo passato infelice, segnato da un’infanzia tormentata e da un matrimonio troncato da un lutto. Intorno a lui le persone sono come ombre senza forma, impegnate in una macabra danza che fa da sinistro corteo al suo silenzioso sacrificio. Pochi sono i volti dotati di una fisionomia umana, in un universo dai contorni indefiniti, in cui anche lui resta sostanzialmente invisibile, perché la fortuna e le cose importanti albergano altrove. I genitori divorziano, il suo unico figlio muore nascendo, il suo Paese va in rovina. Per Claudiu il futuro si chiude prima di cominciare, per poi rimanere sigillato tra le squallide mura della galera. Nell’animazione di Anca Damian, l’ineluttabilità si traduce in una grafica volutamente sfuggente, approssimativa, disomogenea nello stile e nel ritmo, essenziale e stentata nel movimento, sfrontatamente rude nel simbolismo, pudicamente trattenuta nelle venature poetiche. L’esistenza di Claudiu sembra una storia di fantasmi: gli spettri sono i suoi sogni infranti, i suoi ricordi appannati dall’amarezza, la sua immagine di un mondo cinico e distante, che gli nega ogni gioia, e poi usa lui, già vittima di tante ingiustizie da parte del destino, come capro espiatorio di un delitto di poco conto, ma disgraziatamente perpetrato ai danni di un potente. Questo film è il canto senza melodia che accompagna l’inutile dibattersi di chi è condannato ad essere nessuno, dimenticato dalla fortuna, ignorato dalla pietà, un essere funzionale ai giochi altrui, ma avvertito come una presenza fastidiosa, da relegare ai margini, impedendole di disturbare la tranquillità di coloro che contano. Una gemma di dolore, screziata ed imperfetta, incastonata in una cornice di grigia verità.
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