Regia di Nadav Lapid vedi scheda film
L'esordio di questo giovane regista israeliano, 39 anni all'epoca dell'uscita del film, è uno sguardo diverso su una nazione, Israele, che difficilmente viene raccontata per le sue vicende interne. Lapid imbastisce un racconto duplice, quasi spezzato in due parti distinte che andranno poi a unirsi nello scontato segmento finale. L'occhio iniziale si posa e pedina un agente delle forze di polizia anti terrorismo, con il machismo, la solidarietà e la vita privata di queste persone, perennemente sulla linea di confine fra legalità e illegalità, ma il regista desatura ogni cosa, asciuga i personaggi senza dar loro nessuna parvenza di retorica. Un ottimo inizio che non trova, però, altrettanta intensità nella seconda parte, quella dove la telecamera si sposta a seguire una serie di giovani rivoluzionari impegnati in una battaglia ideologica che non si capisce bene a cosa vuole portare. Qui i protagonisti, seppure sempre molto bravi, mi son parsi un po' appiccicati allo scenario, posticci e, nel seguire l'evolversi della loro scelta rivoluzionaria, il film si sfilaccia e si allunga un po' troppo. Nel finale si riprende, seppure l'esito sia telefonato e alquanto opinabile. Splendide le ultime sequenze. La conclusione è che Nadav Lapid ha del talento, sicuramente, e il film è sufficientemente solido per appassionare, a patto che non vi aspettiate un film d'azione, "amerigano", perché non è assolutamente questo l'obiettivo del regista israeliano. Un esordio interessante.
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