Regia di Fernand Melgar vedi scheda film
Se sei clandestino, se sei richiedente asilo, non fa differenza, a Frambois. Qui si trova uno dei 28 centri di espulsione per sans papiers della Svizzera. E non fa differenza se la terra della Convenzione di Ginevra è la tua, da 20 anni, se lì sei cresciuto, ti sei sposato, se hai accresciuto il patrimonio demografico con la tua prole e se ne hai affidato l’educazione alle istitituzioni del luogo. Se lavori, se da sempre versi i contributi. Perché succede, in Svizzera, che un giorno ti si trovi privo di documenti. E, secondo una legge votata dal popolo in appoggio a partiti che si chiamano conservatori e si leggono xenofobi (l’Unione Democratica di Centro), tu, “pecora nera”, finisci in un carcere. Non hai colpe, ma tre possibili vie d’uscita: il rilascio, la partenza da libero cittadino, il rientro coatto al tuo Paese. Pratica che chiamano «vol spécial»: legato in 12 punti, il nastro isolante sulla bocca, immobile per viaggi di ore. Se non muori (ma succede), può capitarti quel che si legge sul sito www.volspecial.ch/fr/webdoc. Distribuito da ZaLab (Mare chiuso), premiato a Locarno, un doc incentrato sul luogo della reclusione per migranti in attesa di espulsione. Gli stranieri a confronto con i vigilanti, uomini (in)contro: gli uni disperati, coccolati, persino influenzati da questo hotel di lusso della prigionia, gli altri che cercano il compromesso tra il rimanere umani e l’essere protesi impietose della burocrazia. Lascia parlare il reale, Melgar. Cerca la neutralità dello sguardo. E trova, limpidamente, la banalità del male, la mostruosità del sistema.
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