Regia di Vincent Ward vedi scheda film
Peccato che il film non sia tutto al livello dei suoi primi venti - trenta minuti. L'inizio in un bianco e nero sgranato riporta a un medioevo straccione e flagellato dalle epidemie, che sembra uscito da un dipinto di Brueghel scolorato con l'acquaragia. Più che a un fantasy, in quel bell'inizio si pensa alla fantasia di un allievo di Tarkovskij. Poi purtroppo il regista non sa mantenere il registro iniziale quando l'azione si sposta nei tempi moderni e il tono ha cominciato ad assumere un andamento metaforico e filosofeggiante, che soffre nel dover rispettare le tappe obbligatorie di questa sorta di via crucis postmoderna e trapiantata dal medioevo ai giorni nostri.
I contadini medioevali di Navigator non cercano di raggiungere scopi metafisici o mete escatologiche, ma mirano soltanto a salvare il proprio villaggio e le proprie famiglie dalla peste. Allo stesso tempo, questi straccioni portano la loro profonda fede nel mondo moderno, che al contrario ne ha perso la traccia.
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