Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Sopravvissuto all'era del riflusso,all'ondata di disimpegno dell'Italia berlusconiana che ha praticamente messo il silenziatore alla sezione impegnata del nostro cinema,a Marco Tullio Giordana va dato atto,anche quando magari ha realizzato opere meno efficaci,come "Quando sei nato non puoi più nasconderti",un'attività solerte e una coerenza autoriale vigorosa."Romanzo di una strage",con cui,affiancato da una coppia di sceneggiatori di solida fama come Rulli e Petraglia,affronta un tema spinosissimo quale l'attentato di piazza Fontana,che dal 1969,come quasi tutti gli atti terroristici è fonte di misteri mai chiariti,polemiche e dibattiti:il gravissimo fatto che coinvolse un centinaio di persone innocenti,uccidendone 17,dopo processi,morti misteriose come quella di Giuseppe Pinelli,finito giù da una finestra della Questura milanese senza mai spiegare come abbia fatto davvero,e l'assassinio del commissario Calabresi in seguito,inchieste condannate a finire nella selva del nulla di fatto,in sostanza,e le teorie varie e assortite,come quella del film che suggerisce che siano state messe due bombe nella banca,è uno dei misteri d'Italia di cui probabilmente non sapremo mai le esatte ragioni.Giordana allestisce,con un cast mirabile,fatto di tanti bei nomi,presenti in alcuni casi anche per poche inquadrature,un film sui primi anni Settanta,descritti come anni bui,in cui i tentativi di sovvertire l'Ordine costituito,di una Repubblica democratica,pur con tutti i suoi difetti e limiti,da parte,soprattutto,di una corrente reazionaria,e in controtendenza di nuclei rivoluzionari sedicenti rossi,ribollivano e davano luogo a fatti tragici come questo.Il film è intenso,con qualche didascalismo probabilmente necessario a rendere l'atmosfera di tensione che vigeva,e a raccontarla a generazioni che sono all'oscuro di questa parte della recente Storia italiana,narrato con scrupolosa meticolosità,dando spazio alle molte sfaccettature,politiche,giudiziarie e altre ancora,che sono seguite alla scellerata azione eversiva,verso famiglie che non hanno mai saputo la Verità e cui non è stata resa giustizia,come nei casi di Ustica,dell'Italicus,della stazione di Bologna.Spiccano le caratterizzazioni di un emozionato Favino nei panni umanissimi di Pinelli,la pacatezza e la misura di Mastandrea nel caratterizzare Calabresi,e finito il film si apprezza un cinema necessario e meritorio di maggior attenzione come questo,sperando che il filone possa riprendere quota.Ce n'è bisogno.
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