Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
'Romanzo di una strage' del sempre impegnato Marco Tullio Giordana fa parte di un'ideale trilogia dell'impegno civile, con Diaz' di Daniele Vicari e 'ACAB' di Stefano Sollima, uscita la scorsa stagione cinematografica. Pur ricevendo tutti e tre critiche generalmente positive, hanno incassato un totale di 7 milioni di euro circa, più o meno un quarto di 'Benvenuti al Nord', (brutta) pellicola d'evasione pura.
Il film di Giordana, che appoggia la tesi delle due bombe nella strage di piazza Fontana, è un'opera cupa e dolorosa su un momento tragico del nostro paese; oltre alle 17 vittime inermi, due individui come l'anarchico Pinelli e il commissario Calabresi, sembrano anch'esse pedine sfortunate che hanno pagato con la vita per il semplice fatto di far parte di un meccanismo-ingranaggio più grande di loro, che vedeva coinvolti ben altri poteri forti, come terroristi, servizi deviati, militari.
Ottimo anche il lavoro con gli attori, con Valerio Mastandrea (Calabresi) forse alla sua migliore prova in assoluto, e Pierfrancesco Favino (Pinelli) sugli scudi e Michela Cescon e Luigi Lo Cascio tra i comprimari a brillare per incisività e misura.
Non mi è piaciuta molto l'interpretazione di Fabrizio Gifuni nei panni di Aldo Moro: la sua parlata a me ricorda più Nichi Vendola che lo statista sardo.
Interessante anche l'uso dei differenti dialetti per dare una connotazione geografica a persone e luoghi.
Se vogliamo trovare un difetto al lungometraggio, bisogna dire che, causa la verbosità dei dialoghi del duo Rulli-Petraglia ogni tanto il film tende al didascalismo.
Cinema coraggioso. Voto: 7/8.
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