Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Un film più utile che bello. E, del resto, Giordana non è Paolo Sorrentino che, da una serie di fatti di cronaca, con Il divo aveva fatto opera di poesia. In ogni caso, per i giovani, per chi non abbia vissuto quegli anni, per chi non abbia letto libri fondamentali come Piazza Fontana di Giorgio Boatti e Pinelli. Una finestra sulla strage di Camilla Cederna (sicuramente più necessari del romanzo di Paolo Cucchiarelli da cui è tratto il film), la visione di Romanzo di una strage è quasi un dovere civico. Dovere che si porta a termine volentieri, grazie alla narrazione serrata di Giordana e dei suoi sceneggiatori (i veterani Petraglia e Rulli, bravi a sintetizzare in poco più di due ore una miriade di eventi intricatissimi) ed alle prestazioni di un nutrito gruppo di attori italiani giovani e meno giovani. Tra i più noti, quello che piace di più è, sorprendentemente, Favino nelle vesti di "Pino" Pinelli, di cui ha saputo ricreare lo stupore tutto milanese di fronte agli intrighi di cui si trovò inconsapevolmente al centro ed una certa anarchica ingenuità (di sei o sette componenti del suo circolo anarchico, uno era Valpreda, uno un infiltrato dei servizi segreti e un altro un confidente della polizia). Bravi anche Gifuni (Moro) e Antonutti (Rumor), mentre di meno mi è piaciuto Mastandrea (Calabresi), in una parte difficile, quella di una vittima, il cui ruolo ancora non mi sembra sia stato pienamente chiarito.
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