Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film
Il sacerdote di un paesino si invaghisce della figlia di un pastore, innamorata di lui. L'uomo cerca in ogni modo di evitare le tentazioni, ma appena la notizia diventa pubblica succede il finimondo: il prete rischia il linciaggio, la ragazza viene portata da un'esorcista.
Prodotto da Vittorio De Sica, ecco l'esordio registico di Pasquale Squitieri, con una pellicola di decise ambizioni non del tutto realizzate. Io e Dio è infatti una denuncia contro l'arretratezza culturale di un Paese, come l'Italia, all'avanguardia mondiale per industrializzazione e crescita economica, ma pur sempre limitato nel pensiero collettivo da una serie di pregiudizi a dir poco allarmanti. La chiesa cattolica - certa chiesa, conservatrice e retrograda - è indubbiamente parte di questo giogo intellettuale, ma non solo: l'ignoranza diffusa, la superstizione, la paura, la violenza sono elementi della quotidianità di larga parte della popolazione. Esagerato fare piazza pulita, come suggerisce senza mezze misure il finale (altrettanto preoccupante, se vogliamo) del film, ma a ogni modo interessante l'approccio sociologico, specie per un debuttante dietro la macchina da presa. Altro pregio è la scelta di due protagonisti non solo di scarsa fama, ma neppure troppo avvenenti (Josè Torres e Sandra Palladino), cosa che radica ulteriormente alla realtà l'opera e non permette particolari affezioni al pubblico. La sceneggiatura, firmata dallo stesso Squitieri, non offre un andamento narrativo omogeneo, alternando momenti più vivaci ad altri più statici; anche la fotografia di Eugenio Bentivoglio in un desolante bianco e nero sembra eccessivamente estetizzante. Musiche del figlio del produttore, Manuel De Sica. 3,5/10.
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