Regia di Nanouk Leopold vedi scheda film
Partendo da una clinica, dove la protagonista, Charlotte, svolge il suo lavoro di dottoressa affermata, la giovane regista olandese, classe 1968, mette in scena una vera e propria dissezione di una patologia mentale che vuole collegare, fin dal titolo, a un particolare movimento, più o meno randomico, degli organismi cellulari, detto, appunto, "movimento Brown", dal botanico che lo scoprì. La vicenda di Charlotte è raccontata in tre parti: la prima, diciamo esplicativa, la seconda, della consapevolezza, e la terza, della guarigione, anche se tutto è lasciato nel mistero. Come si può capire, la Leopold non si è certamente semplificata la vita e con una materia così sfuggente e complessa si arrangia come può, con risultati sicuramente inferiori rispetto alla complessità della faccenda. La bravissima Sandra Huller presta anima e, soprattutto, corpo, a questa donna, felicemente sposata, che prova attrazione per i suoi pazienti più problematici, malati dal punto di vista fisico e comunque ben lontani dai classici canoni della bellezza, finendoci a letto e venendo coinvolta in nuovi amplessi, diversi da quelli regolari che ha con il marito. Ovviamente la cosa viene scoperta e inizierà un viaggio terapeutico finalizzato a capire, a capirsi, a salvare il matrimonio. Tutto questo è raccontato in maniera gelida dalla regista, con poche parole, con colori chiari, algidi, in stanze geometricamente perfette. Solo la Huller, con quel suo corpo d'erotismo secco e febbrile, porta vita in un film altrimenti troppo cerebrale, molto difficile, seppure affascinante. E' bel Cinema, ma destinato ad arrivare ad ognuno in maniera completamente differente, essendo quasi sensoriale. Opera interessante, comunque, di misteriosa inquietudine e sottile erotismo.
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