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Brownian Movement

Regia di Nanouk Leopold vedi scheda film

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La recensione su Brownian Movement

di maurizio73
5 stelle

Dramma familiare in bilico tra suggestioni etologiche e introspezione psicologica, introduce la devianza di una perversione sessuale quale meccanismo di una inconsapevole rivalsa evolutiva, il terno al lotto di un rimescolamento genetico che peschi a caso nelle molteplici varianti fenotipiche per riparare ai torti della cultura e della morale.

Giovane medico, madre e moglie innamorata Charlotte vive un appagante menage familiare ed una brillante vita professionale. Il suo mondo crolla quando vengono alla luce i suoi molteplici incontri sessuali con altrettanti pazienti afflitti da una qualche deformità fisica, che la donna è solita condurre in un appartamento preso in affitto. Non ostante l'inizio di una terapia di coppia, la radiazione dalla professione ed il trasferimento della famiglia nell'esilio di una lontana megalopoli indiana, la donna non rivelerà mai i motivi che l'hanno spinta ad un comportamento tanto assurdo quanto sconcertante.

 

locandina

Brownian Movement (2010): locandina

 

Sulla falsariga del dramma familiare in bilico tra suggestioni etologiche e introspezione psicologica, questa raggelata dissertazione sulle dinamiche relazionali nel cuore di una civiltà europea governata da modelli culturali ed etici improntati al successo sociale e ad un omologato concetto di normalità, sembra scardinarne le fondamenta introducendo la devianza di una perversione sessuale quale meccanismo di una inconsapevole rivalsa evolutiva, il terno al lotto di un rimescolamento genetico che peschi a caso nelle molteplici varianti fenotipiche alla ricerca di un tratto eversivo e vicente da trasmettere alla prole.
Detta così sembra l'idea di un soggetto astruso e pretestuoso per un film d'autore che percorra le strade dell'insolito e del grottesco, a metà tra astrazioni scientiste e allegorie esistenziali mai del tutto estraneo alla ricercata originalità del cinema nordeuropeo (1001 Grammi, tanto per citarne un altro). In effetti il film di Nanouk Leopold sembra partire bene, con la profondità di sguardo e col rigore di inquadrature fisse in campo medio, alla ricerca di quell'invisibile (perchè quasi sempre fuori quadro) e imponderabile agitarsi di una pulsione sotterranea che come il moto stocastico del regno subatomico ripreso nel titolo, sembra deviare gli interessi della protagonista dalla normalità dei suoi obblighi familiari per condurla alle soglie di una consapevolezza sullo sconcertante dualismo tra natura e cultura che l'evoluzione dei costumi non potrà mai veramente sopprimere. Peccato che un argomento tanto scabroso e scottante, venga risolto nel solito schematismo di una suddivisione in atti che, come le lezioni di farmacodinamica tenute dalla protagonista, ricapitoli pedantemente le fasi di questa insolita deriva esistenziale: dall'esordio di una sperimentazione sessuale che convive con la normalità dei rapporti familiari alla scoperta ed alla censura sociali, fino all'esilio di un menage coniugale che non sarà mai come prima (o forse sì: lei ancora meglio in qualità di madre, amante e anima del mondo; umile strumento nella mani di una Natura matrigna e capricciosa, sic!). Insomma la chiara dimostrazione di come il determinismo espositivo di un linguaggio cinematografico tutto sommato piatto e noiosetto mal si adatti ad una esperienza indicibile e inconfessabile che si sarebbe giovata di un approccio più...olistico. Ottimo l'ambiguo e insinuante commento musicale di Harry de Wit, come pure la prova della graziosa e disorientata biondina di Sandra Hüller (già protagonista del controverso Requiem): anima in pena che, come la metrologa norvegese di Ane Dahl Torp dell'altro film, è alla ricerca di una spiegazione razionale all'incongrua bizzarria del mondo.
Presentato al Toronto Film Festival ed alla Berlinale 2010, ha ricevuto un'accoglienza critica decisamente scettica.

 

Psicologa: "Cosa voleva da quegli uomini? Cosa chiedeva loro?
Charlotte : "Io credo...Io credo che non dovrei dirlo. Non dovrei dirlo a nessuno. Peggiorerebbe solo le cose."

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