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To Rome with Love

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su To Rome with Love

di Paul Hackett
2 stelle

Prima o poi doveva capitare: dopo aver girovagato per tutta Europa con i suoi ultimi (perlopiù deludenti) lungometraggi, Woody Allen approda anche a Roma per una (pseudo)commedia corale dai toni surreali. Sui titoli di testa partono le note di "Volare" e immediatamente ci si libra sul filo del luogo comune. Pronti, via, e subito fa capolino una improvvida voce off che sembra uscita da un film dei fratelli Vanzina e che, inspiegabilmente, ricomparirà solo alla fine della pellicola. Con perplessità assistiamo allo sbarco capitolino di una coppia di sposini (pseudo)friulani dai romanissimi accenti di Alessandro Tiberi e Alessandra Mastronardi (qualcuno spieghi all'americano Allen l'insondabile mistero dei dialetti italiani). Per la serie "ho visto cose", seguiamo attoniti il dialogo, che mai avremmo potuto ipotizzare, tra Alec Baldwin ed Emilio Solfrizzi (ma la strana coppia non compare mai nella stessa inquadratura, peccato davvero, sarebbe stato uno scult assoluto). Giusto il tempo di distrarci un attimo e ci perdiamo completamente sul personaggio di Baldwin: chi è? Che è? Che mi rappresenta? Ci metteremo l'intero film per recuperare e capirci qualcosa. L'umore (e non solo) si solleva all'apparizione di una Penelope Cruz buona come il pane e strabordante da ogni angolo di uno striminzito vestitino rosso. Avanti veloce sugli sproloqui sul sesso dell'insostenibile Ellen Page (dopo "Juno" sembrava la nuova radiosa star del cinema "alternativo" americano... sembrava) e ci ritroviamo ad assistere ad una pseudointervista del TG3 ad un Roberto Benigni che, con la sua espressione spaesata, ben riassume il nostro disorientamento di fronte a roba davvero fuori da qualsiasi logica. La scena dei crostini alla formaldeide e della lirica sotto la doccia ci costringe ad interrogarci sul deprimente declino senile di uno straordinario regista. Colate di caldo caramello (a cura di Darius Kondji) incorniciano delle vacanze romane non meno banali e stucchevoli delle melensaggini e dei patinati luoghi comuni di "Letters To Juliet". Benigni sempre più spaesato, noialtri sempre più scoglionati... il "Nessun dorma" intonato dal consuocero di Allen è solo una pia illusione: ci addormentiamo secchi. Ci svegliamo di soprassalto solo quando Alessandra Mastronardi definisce Antonio Albanese "l'uomo più sexy del cinema italiano" e ci scappa la prima (e ultima) risata (nervosa) della serata. Questa volta non bastano le tette della Cruz a risollevarci il morale (e non solo). Benigni è sempre più perplesso, figuriamoci noi. Di nuovo avanti (molto) veloce sul trio Baldwin-Eisenberg-Page e quando si palesa l'inconcepibile scena dell'opera lirica con doccia inclusa, ci commuoviamo quasi per la consapevolezza di stare assistendo ad una scena che passerà alla storia: il punto più basso mai toccato dal cinema di Woody Allen. Ricompare il trio dei compagni di merende, con l'ottimo effetto di farci riassopire. Ci svegliamo proprio quando una processione sbarra il passo ad un Benigni sempre più disorientato e braccato dai giornalisti: non c'è nulla da vedere e ci riaddormentiamo, finché l'ormone (che lavora in maniera autonoma anche durante la fase rem) non ci ridesta al ritorno di Penelope Cruz. Nella vita ci sono poche certezze: una di queste è che la coppia Albanese-Mastronardi è una delle peggio assortite della storia del cinema: ad un certo punto deve rendersene conto anche Woody Allen che fa uscire di scena il primo e lo sostituisce, nel letto della seconda, con un incredibile Scamarcio, autodoppiato in terrunciello stile Abatantuono prima maniera (ma più Giorgio Porcaro). Finalmente termina l'imbarazzante metafora dei 15 minuti di notorietà di Benigni e finalmente si toglie dalle scatole anche il trio, senza aver cavato un cavolo di ragno dal buco sprofondo di un episodio privo di qualsiasi ragion d'essere. Cosa meglio dei "Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo (ovviamente eseguito sotto la doccia con tanto di standing ovation di un teatro entusiasta) per chiudere in maniera coerente una simile pagliacciata? Se questa mia opinione vi è sembrata prolissa e sconnessa, figuratevi il film che l'ha ispirata: "To Rome With Love" è una roba semplicemente agghiacciante, il peggior Woody Allen di sempre e uno dei film più imbarazzanti che si siano mai visti. Storielle squinternate, senza capo né coda, che non fanno ridere, non fanno riflettere, non fanno capire che diavolo di senso abbiano e dove cavolo vogliano andare a parare. Alla fine l'unica cosa divertente di un film davvero deplorevole è l'interminabile parata di attori italiani che immaginiamo ansiosi di annotare sul proprio curriculum la partecipazione ad una pellicola di Woody Allen, ritagliandosi risibili particine di qualche secondo nella totale inconsapevolezza di star partecipando ad una delle peggiori boiate della storia del cinema. Voto pessimo.

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