Regia di Woody Allen vedi scheda film
Giocando sul titolo (quello definitivo, dato che ne ha cambiati tre in corso di lavorazione) si capisce che quest'ingenua letterina d'amore ha come destinatario la città eterna. Tratta con leggerezza e un pizzico d'insensata superficialità senile questioni e intrecci di cuore. Le maestranze attoriali italiane dell'operetta vengono surclassate in professionalità dagli amici americani ospitati da Allen nella capitale. Si salvano i doppiatori, scuola di grande tradizione e bravura. L'episodio del giovane architetto, ammaliato dall'ottima ape regina Ellen Page, e del suo mentore Baldoìn (sì: nessun refuso, lo scrivo pronuncio e penso alla veneta per rivalsa nei confronti dell'inverosimile provenienza pordenonese dell'insopportabile giovane coppia dell'episodio meno riuscito) funziona e tiene a galla la pellicola. Il resto è francamente sottotono e risulta un pout pourri di cose già girate e dette dal regista newyorkese. Benigni è la solita maschera a se stante, cambia il film ma la resa è immutabile e immutata. Cornice da pelle d'oca: il vigile sordiano e il tizio affacciato alla finestra in centro storico sono una cartolina da bocca buona. Ma come ci vedono gli stranieri? Per passare una serata non pensante e distesa va bene anche questo visti gli ultimi titoli affrontati.
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