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To Rome with Love

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su To Rome with Love

di steno79
5 stelle

Purtroppo devo unirmi anch'io al coro dei delusi, seppure in maniera più moderata (i toni da lapidazione collettiva mi sembrano comunque eccessivi) perchè il film è modesto, probabilmente il meno riuscito della carriera di Allen, e infatti è la prima volta che nel recensire un suo film scendo sotto alla sufficienza. Il film si divide in quattro episodi in cui il regista offre nuove variazioni ad alcuni dei suoi temi tipici, spesso giocando sul paradosso o su una vena surreale alla Jacques Tati, ma nel complesso il film risulta dispersivo e poco omogeneo: se nella prima parte Allen riesce a tenere le fila del discorso con una certa agilità, nella seconda sprofonda sempre più nei luoghi comuni ad uso e consumo degli Americani che vogliono assistere ad una rappresentazione stereotipata dei costumi italiani. Come prendere altrimenti certe scene, dalla Cruz che fa la escort di lusso contesa dai rappresentanti della "Roma bene" e che nel frattempo svergina per pietà l'impacciato Alessandro Tiberi, alla madre di Flavio Parenti che per una sciocchezza imbraccia il coltello fino all'apparizione di Riccardo Scamarcio come ladro gentiluomo? Inoltre, ci sono anche problemi nella costruzione narrativa, perchè gli episodi si svolgono lungo un arco temporale differente, dunque il montaggio in parallelo può apparire più volte alquanto arbitrario. Nel complesso, l'episodio migliore mi sembra quello con Jesse Eisenberg ed Ellen Page (che recitano con convinzione), appena passabile quello con Benigni (piuttosto sottotono) e mediocri gli altri due; l'omaggio al Fellini dello Sceicco bianco suona sincero almeno sulla carta, ma nella realizzazione si è perduta la genialità grottesca e caricaturale del riminese e si è preferito sostituirla con una serie di banalità anacronistiche, tanto che neppure il discreto impegno di Mastronardi, Tiberi e Cruz può fare molto per risollevare l'episodio. Resta la fotografia molto bella di Dharius Khondji che trasmette, se non altro, un certo fascino visivo, pur alle prese con una rappresentazione comunque oleografica della Città Eterna, ma stavolta è davvero troppo poco per salvare un film che non si giova neppure di un titolo decente (chissà perchè non è stato tradotto nell'edizione italiana).
voto 5/10

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