Regia di Woody Allen vedi scheda film
Continua il tour europeo di Woody Allen. Ma se Barcellona è sensuale e vitale, Londra coacervo di solitudine e senilità, Parigi la città del passato e del sogno, Roma diventa la città eterea, impalpabile, come l’intero impianto del film. Non si capisce bene dove voglia andare a parare Woody Allen, mettendo in scena quattro episodi sconclusionati, in cui eccelle quello con Penelope Cruz (unica bellezza del film) che si distingue per trovate all’altezza dei migliori Banfi & Vitali. Gli italiani indossano abiti stile anni ’50 ma all’intellettuale Allen possiamo perdonare che non segua le sfilate di moda, dal momento che si dimostra aggiornato sulla commedia italiana attingendo il suo film, non tanto dai superati De Sica, Germi o Monicelli, quanto dagli attualissimi Vanzina. L’episodio di Benigni, per quanto surreale, ne imprigiona un po’ il personaggio, quello di Allen risulta forse il meno peggio e quello di Baldwin, per quanto insulso, si distingue per la migliore battuta involontaria quando si accenna alle bellezze architettoniche di Milano. Si è già detto dell’episodio della Cruz, raccapricciante per lo sviluppo narrativo e offensivo per il ritratto italiota, il tutto condito da un motivetto insopportabile. In definitiva quella di Roma è una tappa che l’ebreo errante avrebbe potuto anche evitare.
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