Regia di George Cukor vedi scheda film
"Il successo è una strana cosa: non basta avere talento, bisogna essere tempisti, saper sentire la situazione e non lasciar sfuggire l'occasione quando si presenta. Il successo può dipendere da un caso fortuito, da un incontro come il nostro, da uno sconosciuto qualunque che un giorno ti dice che puoi fare di più, che vali più di quanto credi. Non si fermi a metà strada, miri alla vetta!".
[James Mason a Judy Garland]
Norman Maine (James Mason) è un divo di Hollywood che si innamora della cantante jazz Esther Blodgett (Judy Garland): memorabile la sua entrata in scena, ubriaco, durante lo spettacolo di beneficenza in cui conosce Esther. Estasiato dal calore della sua voce e dalla sua bellezza, la tempesta di domande:
"Lei canta sempre così?".
"Così come?".
"Come ha cantato adesso".
"Perchè?".
"Perchè non avevo mai sentito cantare così".
"Ma in che senso, bene o male?".
"Ha lei piace la pesca? Va mai a qualche incontro di boxe?".
"Io...io...".
"È per dirle come canta lei".
"Ah... Ma canto come un boxeur o come un pesce?".
"Sono tutti momenti di godimento... in campi diversi, si intende, ma tutti attimi di piacere, sia quando abbocca una cernia o come quando si vede un campione che sta per dare il colpo di grazia. Lei non c'ha capito un'acca, vero?".
"Eh, all'incirca... Mi porti un po' un altro esempio".
"Ecco, senta, lei non ha mai visto una corrida, no? Beh, anche chi non ne ha mai viste, riconosce il grande toreador appena è nell'arena dal suo portamento, da come si muove, come si riconosce subito una grande danzatrice. C'è come un campanellino dentro la testa che si mette a suonare. Beh, a me ora è successo questo. Lei è una grande artista!".
"Chi, io?".
"Non gliel'aveva mai detto nessuno?".
"No, signor Maine, non me l'aveva mai detto nessuno. E forse la sbornia non le è ancora passata del tutto. Comunque la ringrazio".
"Ma sì che mi è passata! E sono sicuro di quello che dico: lei ha quel certo 'non so che' di cui parlava Ellen Terry. Ellen Terry, una grande attrice di tanti anni fa: diceva che per fare una stella ci vuole quel certo 'non so che' in più. E lei ce l'ha. Che cosa sta a perdere il tempo qui, con questa gente?".
"Ma che cosa dice? Io non sto perdendo affatto il tempo, sapesse quanti anni mi ci sono voluti per poter arrivare fin qui. Io posso essere più che contenta, sa? Glielo assicuro...".
Norman intravede un luminoso futuro per Esther e riesce a convincerla ad abbandonare la sua orchestra, in partenza per una tournée, e a rimanere con lui a Los Angeles. Grazie alle sue conoscenze e alla sua influenza, Norman riesce, dopo averla sposata, a trasformarla in una stella del musical, a scapito, però, della propria carriera. Ma la commedia della loro vita, però, si colora ben presto delle tinte fosche del dramma, che esplode nella sequenza della cerimonia in cui Esther, ribattezzata Vicki Lester per il suo lancio nel mondo del cinema, vince l'Oscar, interrotta dall'irruzione di Norman, ubriaco (replica dell'incipit), che le ruba il proscenio durante il discorso di ringraziamento. Norman si rinchiude in clinica per disintossicarsi dall'alcool, mentre Esther, disperata per la sofferenza del marito al punto di arrivare quasi ad odiarlo per le sue pulsioni autodistruttive, continua a lavorare: film dopo film, ormai, è diventata una delle più celebri star hollywoodiane e, forte del suo potere, riesce a convincere il produttore Oliver Niles (Charles Bickford) ad affidare a Norman una parte di secondo piano in una nuova pellicola. Ma Norman, deluso dalla proposta, ringrazia l'amico e rifiuta, ormai penosamente schiavo delle proprie debolezze. Ancora una volta Esther cerca di venirgli incontro ed aiutarlo: sarà lei, stavolta, a decidere di rinunciare alla propria carriera. Le sue lodevoli intenzioni, però, non avranno il successo sperato...
È nata una stella, tra le vette assolute della sterminata filmografia di George Cukor e primo remake (ne seguirà un secondo nel 1976, diretto da Frank Pierson ed interpretato da Barbra Streisand e Kris Kristofferson) del celebre melodramma diretto nel 1937 da William A. Wellman (a sua volta ispirato ad uno dei primi capolavori di Cukor, A che prezzo Hollywood?), dove alla coppia di protagonisti formata da Janet Gaynor e Fredric March si sostituiscono una spumeggiante Judy Garland e un superbo James Mason: sorretto dalla sceneggiatura di ferro di Moss Hart (basata sullo script di Dorothy Parker, Alan Campbell e Robert Carson del film di Wellman) ed incorniciato dalla magnifica fotografia in Cinemascope di Sam Leavitt (ma un doveroso plauso va tributato anche alle scenografie ideate da Gene Allen e Malcolm C. Bert e alle coreografie curate da Richard Bastow), È nata una stella costituisce una delle più spettacolari incursioni cinematografiche dietro le quinte dello star system hollywoodiano, una tragica vicenda di amore e morte che traduce la "rise and fall" divistica nei toni fiammeggianti del melò e nelle forme survoltate del musical, un'opera drammaturgicamente raffinata e tagliente nel suo appassionato incedere tra lo sfrenato realismo del dramma e le meraviglie della finzione artistica, che demolisce con sprezzante disincanto l'aura angelica della "fabbrica dei sogni" (che si "vendicherà" nella notte degli Oscar ignorando il film nonostante le sei nominations) proponendone un'immagine depurata da ogni ipocrisia. Ambientato in una Hollywood notturna, fotografata nei locali di grido dello show business (cinema, teatri, night fumosi, studios) e dalle terrazze delle ville dei divi, che ammirano le mille luci del panorama mentre costruiscono o sognano uno scintillante futuro, incastonato nello sfarzo di una produzione ad altissimo budget (quattro milioni e mezzo di dollari di costi), martoriato dalla Warner che ne eliminò alcune sequenze (in seguito reintegrate), segnato dai continui malori di Judy Garland durante le riprese e dal passaggio in corso d'opera al Cinemascope (che costrinse Cukor a rigirare molte scene), impreziosito da un magnifico cast d'interpreti, a partire dalla stratosferica coppia di protagonisti fino all'ottimo Charles Bickford e allo straripante Jack Carson nei panni dell'addetto stampa Matt Libby, È nata una stella si avvale anche della meravigliosa colonna sonora curata da Ray Hendorf (una delle sei nominations agli Oscar), tra i cui brani spicca la splendida The Man That Got Away, cantata da Judy Garland su testi di Ira Gershwin e musiche di Harold Arlen. Indimenticabile, infine, la straordinaria sequenza in cui Judy Garland si esibisce per il suo amato Norman mimando le scene del suo prossimo musical ("Il nuovo colosso musicale: tra i supercolossi, il più colossale di tutti! Un americano non solo a Parigi, ma in Spagna, in Brasile, nel Pakistan e in Birmania, un film dal ritmo travolgente e patriottico a non finire, vedessi la roba che viene fuori dalla terra e che viene giù dal cielo... Cose mai viste, caro mio, cose da pazzi! Un momento, mi è venuta un'idea: metto su il disco e ti faccio vedere"), coinvolgente tripudio di magie e virtuosismi per un'ode travolgente alla purezza della fantasia e dell'immaginazione. Capolavoro!
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