Regia di Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg vedi scheda film
Vedere un film come questo è un po’ come incontrare dopo parecchio tempo dei vecchi amici, un vero e proprio tuffo nel passato, un po’ come poi accade agli stessi protagonisti che, a distanza dieci anni, si ritrovano per rinverdire i tempi che furono.
Così i “nostri” tornano a East Great Falls, le loro vite nel frattempo sono cambiate, i giovani festaioli ormai sono altri, i ricordi però sono vivi ed i caratteri sempre pronti a tornare quelli di un tempo.
Così Jim (Jason Biggs) pensa sempre solo a “quello”, ma ormai ha una moglie (Alyson Hannigan) che non vuole tradire, Steve Stifler (Seann William Scott) è rimasto il pazzo scatenato di sempre, ma alle spalle ha un lavoro avaro di soddisfazioni, mentre Kevin (Thomas Ian Nicholas) e Oz (Chris Klein) vanno in crisi quando rivedono le fiamme di un tempo, ovvero Vicky (Tara Reid) e Heather (Mena Suvari).
Per tutti questo week end sarà l’occasione non solo per farsi due risate, e quindi qualche danno collaterale, ma anche per far ordine nella propria vita sessuale e sentimentale.
Gli anni passano ed il pubblico è cambiato (in peggio e fa quasi paura dirlo visto che non sono certo trascorsi secoli e già non si stava poi così bene), così anche i sempre verdi protagonisti di “American pie” (con attori che altrove raramente hanno incrociato il successo) ritornano evolvendosi, ma rimanendo al contempo fedeli alla linea originale.
Operazione semplice, studiata a tavolino in tutto e per tutto (in effetti un po’ di freschezza manca in più occasioni), le risate sono garantite soprattutto nella prima parte abbondante, nella quale il perno rimane la goliardia di Stifler che quando entra in scena, e ciò accade spesso, ne combina di tutti i colori scompaginando le situazioni.
Ma se il tempo passa e la vita ci plasma, tra responsabilità e problemi quotidiani, i caratteri sono sempre gli stessi e le situazioni ormai fuori dal proprio campo d’azione scatenano fenomeni ancor più incontrollabili, tra un post sbornia ed una ragazzina desnuda da riportare a casa (Jim finisce sempre in situazioni scomode, è più forte di lui).
E a voler ben vedere, senza far riflessioni troppo erudite, che peraltro non si presterebbero alla circostanza, vi è una rappresentazione poco lusinghiera dei 30/40enni di oggi, che vorrebbero/dovrebbero aver la loro vita in pugno, che si propongono per risolvere i problemi altrui (vedi Jim con suo papà interpretato dal “solito” spassoso Eugene Levy), ma poi alla fine sono ancora loro ad aver bisogno dei cari e vecchi genitori.
Alla fine rimane un prodotto imperdibile per chi ai tempi provò simpatia per i primi tre “American pie” (il primo mi lasciò un po’ freddino, decisamente meglio gli altri due), che lavora piuttosto bene sui personaggi nella prima parte per poi attorcigliarsi un po’ troppo su se stesso nel voler proporre troppe situazioni risolutive sentimental/sessuali (la migliore rimane quella nostalgica tra Kevin e Vicky) quando la conclusione si avvicina.
Nostalgia canaglia.
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