Regia di Carl Rinsch vedi scheda film
Ero consapevole del rischio. Mi sono però voluto illudere che il concedergli una possibilità fosse magari sufficiente, onde scoprirne una qualche qualità ignota in grado di sovvertire le previsioni. In un certo senso i miei pregiudizi si sono dimostrati errati, in effetti, ovvero erano eccessivamente severi. Tuttavia, nonostante si sia appunto rivelato meno pessimo di quanto temessi, dalla mediocrità comunque non lo può risollevare nessuno.
I difetti e i problemi sono sempre quelli, già sottolineati quasi ovunque nella maggior parte delle recensione e opinioni che nel tempo mi è capitato di leggere, con variazioni in sostanza di poco conto. Penso che nessuno nutra dei dubbi verso il fascino del Giappone feudale. Eppure, senza motivo apparente, qualcuno ha qui avuto la brillante idea di contaminarlo in malo modo con gli ingredienti scadenti di un discutibile polpettone fantasy. Il risultato conseguito ha dello sconcertante: da una parte si rinuncia senza mezzi termini al valore del racconto storico, dall'altra si fallisce miseramente pure nell'intento dell'avventura di pura fantasia.
L'inserimento di creature immaginarie è artificioso e fine a se stesso. La sceneggiatura è un festival delle vacuità. Non so se siano più i buchi e le forzature oppure i cliché e le banalità, ma l'insieme è troppo spesso inconsistente e scontato, annientato in un'insipida superficialità. Con l'esclusione di un finale tutto sommato di buona fattura e di un numero esiguo di momenti, la narrazione non riserva nessuna sorpresa e non palesa alcuno sforzo nel cercare di distinguersi da tanti consimili prodotti scadenti. La piattezza e insignificanza di molti personaggi, eccetto un paio, è inoltre di una tristezza disarmante.
Scongiurato è il voto minimo per i meriti di una colonna sonora stimolante il giusto, oltre a un proficuo reparto trucco e parrucco che sembra aver lavorato onestamente. E a dispetto delle negatività il film scorre bene, si arriva alla fine non esausti, distrae senza preoccupazioni. In occasione di un transito televisivo, quando nulla di meglio passa il convento, si può addirittura accettare. Eppure le speranze e gli intenti erano assai più grandi. Perciò non mi sento di assolverlo.
In seguito all'assassinio del loro maestro, architettato dall'oscuro Lord Kira, anche i suoi seguaci guerrieri rimangono vittima del complotto e finiscono esiliati, banditi dalle loro case. Sotto la guida del loro capo, Oishi, il gruppo di samurai rinnegati si vota alla vendetta per restituire l'onore al loro feudo. Costretti a chiedere l'aiuto di Kai, un mezzosangue a suo tempo respinto, i Ronin combatteranno insieme attraverso un mondo selvaggio fatto di animali mitici, streghe capaci di trasfigurarsi, demoni della foresta e terrori di ogni tipo. L'emarginato "meticcio" diventerà così la loro arma più potente, l'eroe che ispirerà la piccola compagnia di ribelli a conquistarsi l'eternità.
Un debutto non tanto promettente, a voler essere sinceri. Sarà il suo primo e ultimo titolo?
Kai. Pensavo peggio, ma è indubbio che di lui non rimane nulla se non un fantasma del passato. Monoespressivo, abbastanza svogliato e mai pienamente calato nel ruolo assegnatogli.
Oishi. Si mangia lo schermo in un sol boccone e non lascia agli altri manco le briciole. Il migliore. La diretta conseguenza è che le scene salvabili sono proprio quelle che lo vedono protagonista.
Il compositore è l'inglese Ilan Eshkeri. Non mi è dispiaciuta, anzi. La musica è uno dei pochi pregi, poiché riesce a trasmettere un minimo di pathos e a enfatizzare le emozioni altrimenti latenti.
Talmente l'elenco sarebbe lungo che mi è più facile riassumerlo con un perentorio "tutto" o quasi.
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