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47 Ronin

Regia di Carl Rinsch vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su 47 Ronin

di alan smithee
4 stelle

Remake di un capolavoro indiscusso anni '40 di Mizoguchi, 47 Ronin doveva segnare il ritorno in grande stile di una star e sex symbol un po' in ombra da qualche anno. Sfruttando la fantastica alchimia regalatagli da un miscuglio genetico ben congegnato di razze che ha indubbiamente prodotto un risultato affascinante riconosciuto direi unanimemente, Keanu Reeves, cinquantenne celebrità ancora in ottima forma, può risultare piuttosto credibile nei pannindi un misterioso trovatello del Giapponendel '700, trovato giovinetto e tramortito in una fitta foresta, pietosamente adottato da un saggio samurai che lo ha tirato su con la dignità quasi uguale a quella dell'invidioso figlio primogenito naturale, rivelatosi presto inevitabilmente non alla sua altezza nelle arti del combattimento, in saggezza e strategia organizzativa, ma pur sempre erede designato al futuro comando della regione. Quando, in occasione di un solenne ricevimento, l'anziano samurai, circuito da una magia occulta di una misteriosa perfida maga, attenta inconsapevolmente la vita dell'illustre ospite d'onore inviato dal governo centrale, l'imperatore decreta senza appello la auto eliminazione tramite hara-kiri del vecchio, in modo da mantenergli, con tale gesto, una pagina decorosa alle sue memorie. Così avviene, sotto gli occhi devastati di dolore della giovane bella figlia, innamorata, neanche troppo segretamente, dell'affascinante fratellastro. In tal modo la contea viene ceduta ad un malvagio samurai confinante (ovviamente si tratta di un diabolico tranello compiuto a fini di espansione da costui con l'aiuto della strega...non rivelo nulla di inimmaginabile) e l'esercito di 47 fedeli samurai diventa una bandaillegale ed errante di ronin in cerca di vendetta e riscatto. Girato in modo piuttosto convenzionale da uno sconosciuto (almeno a me) regista alle prime armi, 47 ronin scivola piatto e risaputo,  stanco delle solite coreografie ridondanti ma in fondo vuote, colme irragionevolmente di peschi in fiore (tutto l'anno!): situazione imbarazzante e tediosa che possiamo accettare, pretendere ed aspettarci solo ormai quando sappiamo che dietro tutta questa macchina direziinale si cela un maestro indiscusso come Wong Kar Wai. Qui ovviamente non c'e' la sua traccia sublime, e il rimpianto di rivedere certe coreografie di battaglia con l'occhio, lo stile e la maestria del regista di The Grandmaster, rendono banale ogni sviluppo di questo stanco fumettone uguale a tanti altri prodotti fantasy un po' piatti ed impersonali.

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