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Il mio migliore incubo!

Regia di Anne Fontaine vedi scheda film

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La recensione su Il mio migliore incubo!

di alan smithee
4 stelle

La commedia francese ultimamente va alla grande, per cui dopo "Quasi amici" e il successone di pubblico riscontrato anche da noi, in genere non particolarmente propensi a dare chances alle commedie d'oltralpe (ma piuttosto piu' disposti a rifarle) ecco che non a caso la scaltra distribuzione italiana prova subito a lanciarne un'altra. E una commedia mica qualunque: un cast di nomi illustri e piuttosto noti anche da noi, Poelvoorde in testa dopo alcune commedie di un certo successo e un volto che suscita risate anche da serio e muto; ma ancor piu' l'algida e spesso severa o completamente pazza Isabelle Huppert (forse davvero la migliore attrice contemporanea europea), qui finalmente impegnata in un ruolo, almeno sulla carta, piu' disteso, piu' leggero. Poi pero' scopriamo che quanto a nevrosi o maniacalita' non manca nulla neppure a questo suo personaggio di integerrima, severissima direttrice di una galleria d'arte, che boccia (spesso e con un certo sadismo) e promuove (di rado e con sufficienza) tutto cio' che le viene proposto in nome di un'arte che perde sempre piu' ogni sua identita' o codice distintivo in nome di una eccentricita' esibita e gratuita. L'inizio non e' niente male: questa iena di donna irrompe nella scuola del figlio ad una riunione per genitori cercando di persuadere tutti i partecipanti che un esame di idoneita' per i ragazzi e' inutile, superfluo e pedagogicamente poco democratico e lesivo della dignita' del giovane. In realta' la donna cerca di far si che il proprio figlio, bello ma non proprio una cima, possa proseguire il suo percorso scolastico senza interruzioni. A quel punto entra in scena un padre gretto, grossolano, maleducato, che inizia a sproloquiare sulla necessita' di una dieta con piu' grassi e meno verdure per gli studenti della scuola. Si scopre poco dopo che i figli dei due sono amici per la pelle, che il ragazzo del grezzone e' un genio ed aiuta il ricco bello ma tontarello, che il padre di quest'ultimo e' un disoccupato cialtrone che a poco a poco si introduce nella vita dei due coniugi anche perche' e' senza casa e la coppia borghese scopre che il ragazzo povero puo' contribuire alla riuscita scolastica del loro tentennante figliolo.
E quindi battibecchi, contrasti, complicita' e altro, condotti pero' in modo piatto e fiacchissimo, senza il minimo senso del ritmo, con un trio d'attori fantastici (il terzo e' il grande Dussolier) lasciati come a se stessi, e che qua e la' tradiscono un certo inevitabile spaesamento. Ma d'altro canto la Anne Fontaine di Nathalie e Coco avant Chanel non ha mai dimostrato - se almeno un po' abbiamo imparato a conoscerla in questi anni - una verve particolare che potesse indurci a sperare in una riuscita nel genere - solo apparentemente semplice e lineare - della commedia sofisticata. Peccato davvero, al confronto Quasi amici e' un campione di ritmo e spigliatezza.

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