Trama
Ossessionata dalla propria bellezza, dal potere e dall'idea di poter divenire la consorte del giovane principe Andrew (Armie Hammer), la Regina (Julia Roberts) chiede costantemente al suo specchio magico chi sia la più bella del reame, ma un giorno ottiene una risposta inaspettata: la detentrice di tale appellativo è Biancaneve (Lily Collins), la figlia di primo letto del re che aveva sposato e che lei ha tenuto mal volentieri tra le mura del castello dopo la morte del padre. Inferocita, chiede al suo fedele servo di portare la ragazza nel bosco e di ucciderla ma, riuscita a scappare, Biancaneve trova rifugio presso la casa di un gruppo di nani, piccoli ma esperti ladri, disposti a tutto pur di aiutarla nel riprendersi il regno sottrattole.
Approfondimento
LONTANO DA DISNEY
Sin dagli esordi del cinema, Biancaneve è stata sicuramente la favola più amata da registi e sceneggiatori. Legata principalmente al nome di Walt Disney - che con la sua versione animata (Biancaneve e i sette nani) del 1937 inaugurò i suoi lungometraggi ottenendo un premio Oscar, il Gran Trofeo d'Arte della Biennale e il Premio Speciale del New York Film Critics Circle -, Biancaneve ha al suo interno tutti gli elementi canonici in grado di attirare spettatori adulti e piccini: l'eroina buona e dolce, il principe bello e ricco e la matrigna crudele e vendicativa sono infatti i protagonisti di una storia d'amore che, fedele al motto Amor vincit omnia, trionfa su tutto e tutti, ristabilendo un ordine morale da tutti auspicato. Volendo fare un grande film in carne e ossa sulla ricerca del coraggio, dell’amore e del proprio posto nel mondo, pieno di humour e caratterizzato da una recitazione eccellente, Tarsem Singh ha dovuto in primo luogo scontrarsi proprio con la versione di Disney e lavorare soprattutto sui colori e sulla luce, per non disorientare il pubblico, decisamente impreparato a una versione dark che si scontrasse con i ricordi dell'infanzia degli spettatori. Per la prima volta, Singh, visionario per eccellenza, si è ritrovato poi a dover gestire una storia indirizzata a un pubblico trasversale: la sfida maggiore è stata rappresentata dal riuscire a ottenere il giusto equilibrio tra commedia e storia romantica, più fedele alla versione della favola scritta dai fratelli Grimm, tramandata in mille possibili varianti nel corso dei secoli, che al lungometraggio Disney o ad altre versioni cinematografiche ad essa ispirate (Biancaneve nella foresta nera o Biancaneve e il cacciatore). Proprio per questo, prendendo spunto da elementi poco noti ma riaffiorati durante intense ricerche a cui tutta la troupe si è dedicata, Biancaneve di Singh ripesca l'origine brigantesca dei sette nani e lascia molto più spazio al Re, padre di Biancaneve, messo quasi sempre da parte in ogni rappresentazione. Pur facendo partire la narrazione dal momento della sua morte, al Re si associa un elemento misterioso che lo riguarda e che sarà fondamentale per il triangolo amoroso tra la giovane protagonista, la matrigna e il principe azzurro.
DIFFERENZE E ANALOGIE CON LA FAVOLA
Ribaltando la concezione classica della favola, in fase di sceneggiatura gli autori (tra cui lo stesso Singh) hanno deciso di rivalutare anche il personaggio della Regina, rendendola meno banale e più simpatica del previsto. Se nella favola, ogni malvagità deriva dalla vanità della regina, nel film motore di ogni atrocità e cattiveria è la brama di potere. Senza alcuna morale e astuta come ben poche, la regina necessitava poi del volto di un'attrice lontana dallo stereotipo della cattiva: si è pensato così di scegliere una delle attrici più amate dal pubblico di tutto il mondo, in modo da spiazzare lo spettatore e far nascere in lui enormi dubbi sulle posizioni da prendere di fronte al suo operato. Nei panni della Regina, Julia Roberts è come se interpretasse così due differenti ruoli: esiste infatti una Regina così come tutti la vedono nella vita quotidiana e una Regina che vive solo nel riflesso del suo specchio, più calma e composta, dotata di potere e sicurezza. Per ironia, si è anche usato il sorriso della Roberts per creare una delle risate più diaboliche che si siano viste sul grande schermo, in grado di incutere timore e risultare grottesca al tempo stesso.
Per la parte di Biancaneve, invece, come da tradizione fiabesca, serviva un volto puro e privo di contaminazioni. A differenza delle sue coetanee di oggi, Biancaneve era bella fuori e dentro, genuina e al contempo ingenua, e doveva apparire con una personalità lineare senza destare alcun sospetto, oltre che determinata a combattere per riprendersi ciò che le apparteneva nel momento in cui scopre chi è e si apre al mondo per diventare donna. La scelta, dopo aver provinato oltre 300 ragazze, è caduta sulla giovane Lily Collins, capace di colpire il regista per l'innata grazia, che ricorda quella di Audrey Hepburn, e per la classe simile a quella di un'icona come Liz Taylor. Come Biancaneve, anche il Principe è in cerca di uno scopo nella vita. Ha il volto di un attore statuario come Armie Hammer, bello ma non sdolcinato. Addestrato a combattere e a danzare, il Principe conserva tutti gli elementi tipici del principe azzurro ma non conosce assolutamente il mondo e di fronte all'avventura non sa come comportarsi.
A differenza della favola, ad essere totalmente modificato è il ruolo del cacciatore, trasformato in Brighton, il servo della Regina fedele ma imbranato. Nelle sue mani viene riposto il destino di Biancaneve ma anche quello della Regina, dato che sarà l'artefice dei suoi successi o delle sue sconfitte, e intorno al rapporto tra la Regina e Brighton Singh ha posto le basi di tutta la comicità del film, indirizzata soprattutto agli spettatori più piccoli.
Anche i nani, rispetto alla favola, sono diversi. Restano pur sempre sette, ma non sono più dei pacifici minatori: sono piuttosto un manipolo di banditi attaccabrighe, costretti a vivere esiliati dal regno per via della loro bruttezza. Questo spiega il loro lato emotivo, contraddistinto da un profondo odio nei confronti della Regina, per cui l'incontro con Biancaneve rappresenta la possibilità di riscatto. I loro nomi, poi, sono stati cambiati in base ai mestieri: al posto di Brontolo, Dotto o Cucciolo, troviamo infatti Butcher (un ex macellaio), Half-Pint ("mezza pinta", gestore di un pub) o Grimm (un insegnante). Ad ognuno di loro è affidato il compito di insegnare qualcosa a Biancaneve per prepararla a dei combattimenti degni di tale nome.
UN SET REALE
Contrariamente a quanto si può pensare, Tarsem Singh non ama molto lavorare al computer o agli effetti digitali posticci, tanto che per Biancaneve ha preteso che i set fossero ricostruiti nei minimi dettagli. Mentre creava il concept del film, alla mente del regista sono tornate le immagini di un film russo che aveva visto in passato, L'infanzia di Ivan (1962), e in particolar modo una scena romantica ambientata in una foresta di betulle bianche. Seguendo la sua passione per i dettagli e ispirato dal ricordo di quanto visto, Singh ha ricreaato così una realtà alternativa ambientata in una vera foresta innevata e in una baita rustica collocata all'interno di un albero cavo per le scene che vedono Biancaneve in azione con i nani e una gigantesca sala da ballo e una costosa camera da letto per la Regina, creando in questo modo degli ambienti che permettano agli attori di calarsi in toto nel mondo dei personaggi e di comprendere in pieno il loro modo di agire e pensare. Un'idea di cinema vecchio stile, che ha reso tutto il lavoro viscerale e reale. Così reale che, anche nelle scene di azione, gli attori sono stati impegnati in prima persona, imparando a maneggiare le armi con la partecipazione per mesi ad allenamenti intensivi.
Note
Il film è tessuto a grana grossa, una mano al glamour e l’altra alla cosciente demenza, in una ronde che strizza un occhio ai buoni sentimenti e tiene l’altro ammiccantemente socchiuso. Se ogni storia è incuneata tra le pieghe di ciò che precede e quel che sarà, la fiaba fluttua tra la Terra di Nessuno e il Patrimonio di Tutti. Questa è la versione di Tarsem, e ai bambini farà molta meno paura del Capolavoro Disney.
Trailer
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Commenti (3) vedi tutti
0RIGINALE ED ABBASTANZA DIVERTENTE 7
commento di BradyCarino ma non mi ha tanto convinto 5
commento di eros7378Visivamente assai godibile, probabilmente il miglior risultato cinematografico di Tarsem, che convince adattando alla fiaba il suo particolare stile fantasioso. Gli interpreti ne escono bene ( e non è poco). Specifico Filmico: 7 +
commento di monsieur opal