Regia di Jim Sheridan vedi scheda film
Crisi d'identità e visioni spettrali per il primo James Bond con le fattezze di Vladimir Putin, proprio lui, Daniel Craig.
Anche a volergli dare una chance dopo queste premesse, la nostra curiosità verrà punita senza pietà.
Definire Dream House un film derivativo è un eufemismo. Sheridan insulta sfacciatamente l'intelligenza del pubblico buttando di tutto nel pentolone, da Shining a Il Sesto Senso (basta, basta davvero), e non pago, lo fa con una tecnica risibile. L'investimento è chiaramente il doppio plot twist che fallisce miseramente come il resto.
Regia scolastica, fotografia amatoriale, colonna sonora non pervenuta. Non c'è davvero altro da dire.
Triste destino quello della splendida Naomi Watts che, dopo aver dato vita ad un personaggio epocale quindici anni or sono, si presta da sempre al sottoutilizzo in blockbusters assassini (del cinema).
Elias Koteas, cementificato nel ruolo del viscido senzatetto, anche lui si prostituisce per lo script più redditizio.
Rachel Weisz è ormai insopportabile.
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