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Dream House

Regia di Jim Sheridan vedi scheda film

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La recensione su Dream House

di supadany
6 stelle

Cinema di maniera che saccheggia particolari già visti riuscendo probabilmente nella sua (minima) missione senza però andare oltre, con Jim Sheridam lontano dai suoi lidi classici (il dramma puro, nudo e a volte anche crudo) e spogliato della personalità necessaria per dar vita a qualcosa di veramente significativo.

Will Atenton (Daniel Craig) è un uomo felice, e lo è ancora di più nella nuova casa che condivide con la moglie Libby (Rachel Weisz) e le sue due figliolette, almeno fino a quando non scopre che l’abitazione è stata luogo di un massacro e che il presunto colpevole è in libertà.

Comincia ad indagare per proteggere i suoi affetti che si sentono sotto tiro, ma scoprirà una verità difficile da digerire e che lo porterà a confrontarsi con se stesso e non solo.

 

 

Ancora una volta il cinema si ritrova ad avere a che fare con una casa tutt’altro che tranquilla, con presenze dell’aldilà, con false identità ed un mistero che deve essere svelato.

Tanta carne al fuoco, ma cucinata per lo più in maniera scolastica, un colpo di scena che sopraggiunge in maniera anticipata (unica cosa che risulta abbastanza originale) al minuto quaranta e che permette di rivalutare alcuni passaggi precedenti altrimenti poco sensati e che porta il protagonista a far rivivere un passato scientemente accantonato.

Purtroppo il punto cruciale, oltre alla generalizzata sensazione di deja-vu, in un’opera del genere è la conclusione e questa riporta ancora alcune superficialità (difficile credere nello scambio di persona alla genesi della vicenda) che però questa volta non hanno scusanti attendibili, in più l’ultimo fotogramma è fin troppo laconico e quindi non incide nella memoria.

Protagonista assoluto è Daniel Craig, che dopo James Bond si fatica ad inquadrare in questo tipo di personaggio, circondato da due delle donne mature migliori di Hollywood, Rachel Weisz e Naomi Watts, soprattutto la prima riesce a rilasciare le emozioni più appropriate (anche in doppia veste di corpo ed anima), mentre la seconda sa come reggere la scena.

Un film che lascia qualche dubbio, un po’ leggerino nel tessere i raccordi tra i vari momenti della trama, comunque onesto e con qualche passaggio degno di un cinema di serie “A”, certo che il materiale umano, tra regista ed interpreti, lasciava sperare in qualcosa di più definito e caratteristico.

Omologato senza (troppo) sfigurare.

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