Regia di Jim Sheridan vedi scheda film
Questo thriller (decisamente un thriller, anche se da qualche parte viene presentato come un horror) è uscito in pieno agosto, in una stagione più che mai morta, ed è passato pressochè inosservato. Ora, non si sa per quale strana congiuntura, alcune multisale lo hanno riesumato, probabilmente per tappare un vuoto tecnico di pochi giorni, in attesa dei "pezzi grossi" della nuova stagione. Di questa pellicola si sa innanzitutto che è stata chiacchierata per un dettaglio: la produzione ("Morgan Creek") a porre fine ad una storia già travagliata da varie incomprensioni, ha deciso di apportare pesanti modifiche al montaggio, col risultato che gli attori hanno rinnegato la loro adesione al progetto rifiutandosi di partecipare alla promozione, ma -soprattutto- il regista Jim Sheridan ha fatto causa alla produzione pretendendo che fosse ufficializzato il suo dissociarsi dall'opera "finita"; evidentemente la causa è stata persa, dato che il nome di Sheridan appare a tuttoggi nelle vesti di "director", ma lo stesso Jim sta ancora rilasciando dichiarazioni di fuoco contro i signori produttori. E' sempre spiacevole quando accadono cose di questo genere, ma qui viene da domandarsi se valesse la pena sollevare tante polemiche per quello che è oggettivamente un film piuttosto modesto. E, ancora, ci si chiede come Jim Sheridan, regista stimato e apprezzato per opere pregevoli quali "Il mio piede sinistro", "In nome del padre", "The boxer", "Brothers", abbia potuto ridursi a dirigere un film irrilevante come questo. Film che peraltro non ha incassato una sola parola di conforto dalla critica, la quale lo ha bastonato senza ritegno. Ciò detto, devo esser sincero e confessare che il film non è poi così male come si legge in giro, e che -beghe legali a parte- qualcosa da salvare c'è, a partire dai bravissimi protagonisti e da qualche ottimo caratterista. La vicenda ci racconta di Will Atenton, scrittore americano che decide di abbandonare la frenetica New York per trasferirsi con la moglie e le due figliolette nel New England. Per poi -e mi pare ovvio- scoprire che la sua nuova dimora fu a suo tempo teatro di un orrendo massacro. Ma ad un certo punto si innesta una novità che scompagina ogni certezza, arrivando a rovesciare la realtà. Ovviamente non è il caso qui di rivelare nulla, anche perchè si tratta dell'elemento centrale del film. Diciamo solo che questo colpo di scena, che arriva prima della metà del film, ribalta l'ottica dello spettatore, anche se per certi aspetti viene mantenuta l'ottica precedente, generando nel pubblico una notevole tensione. Di positivo c'è che, nonostante la presenza di elementi ricorrenti che fanno temere il peggio, sarebbe un errore fermarsi alle apparenze perchè questo non è il solito scontato film di case infestate con bambine che tornano dall'aldilà. E a fare la differenza sono innanzitutto degli ottimi attori e poi il significativo apporto di una fotografia e scenografie, le quali contribuiscono ad alimentare un clima di mistero piuttosto efficace. Tuttavia, nonostante questi sforzi per divincolarsi da possibili clichès, le perplessità affiorano evidenti una dopo l'altra. Prima di tutto lo spettatore non sa come comportarsi e viene abbandonato a sè stesso. Sì, perchè il colpo di scena cui accennavo dovrebbe implicare una sua pur minima logica che lo spettatore cerca di individuare. Ma quando si accorge che la "novità" è inverosimile, egli resta destabilizzato in quanto confuso da una sceneggiatura che procede secondo criteri incomprensibili. Per tutto il film si aggiungono tasselli, lentamente, per poi farci assistere negli ultimi venti minuti ad un assurdo precipitare degli eventi che si apre ad un finale affastellato e confuso che dà adito a qualche difficoltà di comprensione. Ma poi l'incolpevole spettatore si mette il cuore in pace e rinuncia a capire, nel momento in cui rammenta che la produzione ha deciso di irrompere manipolando pesantemente il montaggio. Sicchè il suddetto povero spettatore non sa se prendersela con lo sceneggiatore (tale David Loucka) oppure con quei simpaticoni dei produttori. Di chi, dunque, la colpa se un paio di personaggi sinistri si intravvedono solo all'inizio per poi sparire e riapparire come elementi fondamentali del concitato quanto confuso finale?? Che poi, la storia in sè non sarebbe male, possiede suggestioni intriganti a sufficienza, solo che è popolata di personaggi di contorno le cui mosse sono spesso poco chiare nella loro dinamica. Il ritmo del film è a fasi alterne: in certi momenti procede con fluidità, ma più spesso langue, affidandosi a scene di tran tran famigliare o a pause riflessive del dolente protagonista. E concludiamo con una rapida rassegna del cast. Daniel Craig e Rachel Weisz sono gli ottimi protagonisti, sui quali nulla ho da eccepire. Buona prova anche per una opportunamente ambigua Naomi Watts. E una segnalazione per i due "cattivi", bravissimi anche loro: Marton Csokas (il marito separato della Watts) ed Elias Koteas (attore sempre valido anche se qui costretto ad un ruolo insignificante). Citazione infine per il breve cameo di una ritrovata Jane Alexander. Un cast decisamente buono, ma che non è sufficiente a salvare un film nato sotto una cattiva stella.
Voto: 5
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