Regia di Ridley Scott vedi scheda film
I pur velleitari temi sono trattati epidermicamente o soccombono sommersi da una valanga di effetti computeristici.
Gli eventi di Prometheus hanno luogo ventinove anni prima di quelli di Alien, eppure la tecnologia dei velivoli spaziali e dei loro dispositivi è più progredita in tale prequel che nel film originario. Questa è la sua prima, rumorosa incongruenza, ma non l'unica. Da tempo Ridley Scott aveva espresso disappunto per il fatto che i seguiti del capostipite da lui diretto non avessero chiarito le circostanze in cui erano nati gli xenomorfi: dopo un prolungato diniego, accetta perciò di rimettere mano alla saga per narrare ai fan gli albori dei temibili mostri. Tuttavia, il compito affibbiato a Jon Spaihts e al creatore di Lost Damon Lindelof si risolve in un fallimento, a causa dell'astruso disordine che indebolisce la sceneggiatura dei due: i pur velleitari temi – quello inedito della creazione (degli uomini, degli alieni, dell'androide David che Michael Fassbender incarna con zelante abnegazione) si fonde a quello noto della tracotanza dell'essere umano tentato dal valico dei limiti naturali – sono trattati epidermicamente o soccombono sommersi da una valanga di effetti computeristici, che talora sono magnifici (la tempesta di silicio, le capsule che trasudano liquido nero), talora superflui e invadenti. La scena orrorifica del cesareo rabbrividisce come dev'essere, ma è la sola che uno Scott fuori forma indovina in pieno. Strano a dirsi, ma il pianeta visitato non è quello di Alien.
Colonna sonora di Marc Streitenfeld, con musiche aggiuntive di Harry Gregson-Williams.
Film APPENA PASSABILE (5) — Bollino ROSSO
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