Regia di Ridley Scott vedi scheda film
A voler riconoscere un merito particolare di questo film, si potrebbe citare l'essere riuscito a dividere equamente il giudizio sia di critica sia di pubblico. Un risultato non così frequente, che obbliga dunque a una visione in prima persona. Mai come in questo caso, infatti, è arduo riuscire a desumere e prevedere la propria eventuale opinione basandosi esclusivamente sulle recensioni altrui. Il mio consiglio è allora quello, in ogni caso, di guardarlo e trarne il conseguente giudizio individuale, positivo o negativo che sia, ma almeno autentico e non dettato da errati preconcetti.
Da parte mia, l'esperienza vissuta con Prometheus conferma alcuni pregi e difetti letti qua e là. Cercherò di riassumerli brevemente. Anche se, ripeto, sono dell'avviso che ciò sia di dubbia utilità, per non dire rischioso di essere fuorviante in taluni casi.
Ho apprezzato la regia Ridley Scott, capace come pochi di costruire dal nulla l'incanto delle immagini, l'illusione delle inquadrature e il coinvolgimento della suggestione. Ho notato l'oculata scelta del cast per i tre protagonisti, Noomi Rapace (Elizabeth Shaw), Michael Fassbender (David), Charlize Theron (Meredith Vickers), e il supporto di Idris Elba (Capitano Janek). Ciascuno si dimostra capace di immedesimarsi nel personaggio e restituire quanto richiesto. Nulla di eclatante, però è riuscito. Approvata è anche la colonna sonora di Marc Streitenfeld.
Tra le imperfezioni non posso non annoverare, invece, la trama. A mancare non è tanto il mordente, quanto piuttosto una coerenza e una cristallina gestione delle tematiche e delle situazioni. Purtroppo, infatti, a certi risvolti prevedibili e banali si alternano altri antri più oscuri e misteriosi, che inevitabilmente susciteranno dubbi e quesiti, sfortunatamente non sempre (o quasi mai) corrisposti da un'adeguata ed efficace risposta. Sarà che l'intento era aprire il cantiere di un possibile sequel, ma credo fosse legittimo aspettarsi di più.
Per fortuna, tra alti e bassi, alcune sequenze sono davvero meritevoli. Su tutte, da antologia, è l'operazione chirurgica subita da Elizabeth Shaw. Nel bilancio finale, quindi, devo ammettere di potermi considerare soddisfatto. Il valore e i meriti prevalgono e regalano un nuovo esemplare di fantascienza genuina, di buona qualità. Peccato solo per le potenzialità dilapidate, in quello che avrebbe ragionevolmente potuto essere eppure malauguratamente non è stato.
Nell'anno 2093 l'astronave Prometheus giunge, dopo un lungo viaggio, sul pianeta LV-233. A bordo c'è un team assemblato da un ricco imprenditore con il compito di rintracciare gli "Ingegneri", una specie aliena umanoide che secondo due archeologi ha dato origine alla razza umana sulla Terra.
Non è il miglior lavoro di Marc Streitenfeld, ma la composizione si dimostra ugualmente di tutto rispetto, soprattutto nel ricorrente tema principale, riproposto in diverse occasioni. Buona musica, a tratti evocativa.
Effettivamente le uniche perplessità derivano dalla sceneggiatura: ricalca lo schema Alien.
Lontano dai suoi capolavori, riesce tuttavia a trarre dalla debole sceneggiatura il giusto gusto per la meraviglia.
Freddo e calcolatore come si conviene, essendo David un robot. Promosso.
Una Meredith Vickers algida al punto giusto. Brava nella caratterizzazione.
Ben calato nella parte del capitano Janek.
A stento riconoscibile nei panni del vecchio Peter Weyland.
L'energica e vitale Elizabeth Shaw, la convincente prima interprete. Bella figura.
Charlie Holloway, discreto ruolo di supporto alla protagonista.
Breve cameo come padre di Elizabeth Shaw.
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