Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Ridley Scott torna sul luogo del delitto (o meglio del primo incontro), offrendo un immaginario fantastico e spettacolare come pochi (difficile trovare film altrettanto validi sotto questo punto di vista, sia quando ci ritroviamo in campi aperti o chiusi) e raccontando una storia che non si limita al compitino (cosa che sarebbe stata fin troppo facile cambiando lo sviluppo dopo la morte dei primi due ricercatori), e che pur presentando delle pecche, coinvolge e copisce salendo di tono col trascorrere degli eventi.
Anno 2093, l’astronave Prometheus porta un gruppo di ricercatori verso un pianeta lontano alla ricerca degli esseri che, secondo gli studi condotti da Elizabeth Shaw (Noomi Rapace) e il suo compagno Holloway (Logan Marshall-Green), dovrebbero aver dato origine alla vita sulla Terra.
Il comandante della missione è Meredith Vickers (Charlize Theron) e l’obiettivo dell’investitore pare essere distante dagli interessi storico-umanistici.
E sul pianeta si ritrovano dinnanzi alla civiltà che ricercavano, che pare essere ormai tramontata, ed un’altra aliena che pare aver soppiantato gli “ingegneri” (il “brutto” nome scelto per riferirsi alla civiltà ricercata).
Ovviamente sono tutti in pericolo.
Fin troppo facile notare come l’anima spettacolare abbia avuto in questo film, comunque complessivamente molto bello per chi scrive, la meglio su quella narrativa, un po’ perché la prima è posizionata su livelli eccelsi (mi rimarrà per un po’ impiantata nelle cornee per una miriade di aspetti), un po’ perché la seconda, pur presentando tantissimi connotazioni molto interessanti (forse troppe e troppo ambiziose?), ogni tanto si perde nel più classico bicchier d’acqua (alcune azioni, o non azioni, convicono poco, vedi quando i primi due ricercatori rimangono fuori dalla nave e nessuno li controlla da remoto o quando Holloway viene lasciato fuori dalla nave, più altre nella parte finale, un po’ grossolana, questa sì).
Questo nonostante i tanti misteri che si aprono e si chiudono (non tutti sempre in modo convincente) ed una gestione lineare che in più punti richiama direttamente il capostipite della saga (vedi l’ambientazione tra pianeta e astronave, la fine dell’androide, la scena, forse un po’ esagerata, ma anche già cult dell’operazione addominale di Elizabeth).
Non manca assolutamente la suspence, anzi questa è sempre, o quasi, notevole, anche quando non succede molto, ed il ritmo sa accelerare improvvisamente con colpi d’ala da grande regista (la fuga dalla tormenta di silicio, tutta la rincorsa frenetica sul finale).
Peccato solo che il leggendario alieno sia un (bel) po’ assente (arriverà con più decisione nel secondo capitolo?), ma questo “Prometheus” è un degno punto di ripartenza per una grande saga, in bilico tra uno spirito d’avventura e ricerca e la paura che una realtà sconosciuta può celare.
Insomma visivamente (già basta la sequenza introduttiva) c’è tantissima carne al fuoco e tutta validissima, concettualmente è probabilmente rivedibile, ma la visione delle cose rimane sempre in grande (mi viene anche molto difficile paragonarlo ad altro).
Direi quasi sorprendente (per buona parte in senso positivo, per piccola parte in negativo), almeno per me in linea con le (alte) aspettative maturate nel corso del tempo ed anche se il buon senso mi farebbe optare per un voto complessivo leggermente minore, in questo caso mi pare giusto lasciarsi andare, come la visione invita a fare.
Spettacolare.
A livello visivo offre un piatto ricchissimo, probabilmente senza eguali oggi come oggi (un vero e proprio salto in un altro mondo).
Ma è altrettanto bravo a gestire i tempi e le dinamiche, anche quando la storia presenta falle che aggira con destrezza cercando (e trovando) suspence e tensione.
Bella parte, lui molto sottile nella recitazione (grazie alla quale David ogni tanto riesce a depistare gli altri personaggi), quasi in controtendenza con tutto il film.
Ruolo che non offre molto, ma la sua presenza non passa comunque inosservata.
Capitano dell'astronave, ruolo un pò grezzo, ma efficace e degno dei migliori film d'avventura.
Più che sufficiente.
Stra invecchiato dal make up, comunque i suoi tratti somatici sono riconoscibili.
La Weaver era tutt'altra cosa (ma il paragone sarebbe inaffrontabile per qualunque donna ed in qualunque film del genere), ma Noomi, anche senza pearcing e tatuaggi, ha sempre determinazione ed adrenalina a mille (vedi i minuti prima e durante l'intervento di estrazione addominale).
Discreto, non possiede molto carisma, ma ci si mette comunque d'impegno.
Comprimaria senza troppo spessore (non si nota molto anche se c'è).
Più che sufficiente.
Sufficiente.
Cameo, presente nei ricordi d'infanzia di Elizabeth.
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