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Prometheus

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Prometheus

di scapigliato
6 stelle

Chi scrive non ha il culto della Fantascienza e soprattutto non ha confidenza con il genere. In compenso, sempre chi scrive, ha visto tutti i precedenti Alien firmati di volta in volta da registi diversi, e non poche pellicole Sci-Fi. Questo mi aiuta a poter vedere e parlare di Prometheus anche con una certa cognizione di causa.
L’opera di Ridley Scott è come il suo David fassbenderiano: senza anima. Se tralasciamo tutti gli annessi al primo capitolo della saga aliena, e vediamo il film autonomamente, ci troviamo di fronte ad uno spettacolo visivo in cui l’unico elemento titanico è l’ambiente. Grandi paesaggi di grande impatto visivo, sia terrestri che alieni, giocano con il loro controcanto estetico di caverne buie, labirinti, corridoi artificiali. Ma manca tutto il resto. Manca la profondità dell’indagine esistenziale sulle domande assolute – chi siamo? Da dove veniamo? – che si risolve affettatamente nella convinzione e nell’ulteriore domanda di “chi crea i creatori?”. Il rimando ad un essere superiore, il cosiddetto dio, che resta in vetta alla piramide creazionista è incondizionato, e le scelte laiche da cui parte Prometheus vengono radicalmente mutate nello sviluppo dell’argomento.
Se escludessimo questa indagine filosofica, del film di Ridley Scott resta soltanto un film di intrattenimento, godibile, eccitante per i cultori della saga e del genere, ma che perde il confronto con altre pellicole. Dimenticatevi l’orrore angosciante e claustrofobico del primo Alien di Scott, oppure dimenticatevi la perturbazione e l’angoscia de La Cosa di Carpenter, oppure – e il mio è un azzardo – dimenticatevi pure le atmosfere sterili e il gioco oppositivo umano/androide di Android di Aaron Lipstadt. In Scott, il pur bel personaggio di David interpretato da Michael Fassbender, versione maschile e giustificatamene senz’anima della crudele Charlize Theron – gli unici due capaci di attrarre l’interesse del pubblico colto che non si limita alla trama, all’intreccio, al 3D e agli effetti speciali, ma che sa apprezzare il cinema come il romanzo per immagini di un corpo, di un volto, di un carattere – è comunque, dicevo, un personaggio che si sfila lungo l’intero arco narrativo. Inizia con un preciso ruolo, con un certo fascino, ma poi tutto si perde negli interstizi dell’action-movie che strappa di colpo ogni psicologia e ogni riferimento alto. Stesso dicasi per Charlize Theron, bellissima strega il cui personaggio è una boccata di sana cattiveria, ma tutto resta lì, appiccicato alla parete, senza ulteriori sviluppi, senza profondità alcuna.
Come profano del genere e della saga – che ho visto e conosciuto per curiosità e interesse per la sua deriva orrorifica – non mi sento nella condizione di castrare Prometheus, ma ne sottolineo le debolezze, comprese quelle in sceneggiatura, con buchi e incongruenze che frullano senza senso la trama. Debolezze che credo siano evidenti nonostante lo spettacolo e la purezza delle immagini.

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