Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Anni luce, ma non nello spazio, ma da “Blade Runner”, “Alien” e specialmente da “I Duellanti” che per me resta il vero capolavoro di Ridley Scott. Il costoso e roboante battage pubblicitario era prevedibile e gli incassi saranno di molti zeri, ma questo è il cinema di oggi: digitale, trucchi straordinari agli attori, effetti speciali a non finire e spettacolarizzazione dell’azione. A cui ovviamente dobbiamo aggiungere il 3D, che fa arrivare gli schizzi sulla testa degli spettatori. Ma il punto non è questo.
La domanda è: avevamo proprio bisogno di sapere da dove veniva e come nasceva l’Alien che ha avuto tanto successo? Mah, forse sì, ma almeno con un’opera degna della fama dell’autore; invece mi ritrovo a vedere un film che mi ha tanto ricordato la famosa serie televisiva in bianco e nero “Spazio1999”, magari per quel doppiaggio, quegli scenari da luna rocciosa, forse per l’ambientazione in una astronave ipertecnologica. Probabilmente il cast ricco di nomi di richiamo aveva fatto illudere tutti i fans di ogni singolo attore o attrice, ma vederli così rigidi ha fatto dimenticare la loro bravura. L’unica che veste i panni alla perfezione è ovviamente Noomi Rapace, abituata a personaggi che sono al contempo drammatici e d’azione; il suo corpo è piccolo e scattante mentre il suo viso, così particolare, riesce sempre ad esprimere l’ansia della situazione pericolosa e a trasmetterla allo spettatore. Osservando la rigidità fisica richiesta ai personaggi di David 8 e Meredith deducevo che non era poi così necessario assegnare le parti a Michael Fassbender e a Charlize Theron, dato che qualunque attore o attrice, purché belli e prestanti, sarebbe riuscito a ben rappresentarli; ma è pur vero che questi sono due nomi molto in voga e di richiamo e quindi vai con gli incassi.
La trama è appena un pochino più complicata della famosa trilogia che lo ha preceduto in questi trentatré anni (per onestà di critica dobbiamo escludere il quarto Alien di di Jean-Pierre Jeunet, penoso) ma non più di tanto. Le motivazioni di spinta alla spedizione spaziale narrata nella storia parlano di religione, creazione dell’uomo, filosofia e scienza; poi le premesse narrative e le promesse cinematografiche si perdono e ci ritroviamo a parlare di un film molto sotto le attese dei tanti appassionati, i quali (per quello che ho potuto notare io) sono rimasti delusi anche perché le aspettative erano alte. Vuoi per la firma, vuoi per i nomi degli attori, ci si aspettava chissà quale capolavoro, ma forse mai nella storia del cinema ci siamo trovati di fronte ad un film memorabile derivante da successi precedenti.
La sceneggiatura ha il ritmo di un classico telefilm (come si diceva una volta) quindi abbastanza piatta, anche se a tratti ha qualche spunto brillante e la battuta più vivace e che ha fatto sorridere è quella in cui David 8 afferma che non ha alcuna intenzione di assomigliare “troppo” ad un umano.
Insomma, brava Noomi Rapace, insignificanti gli altri due protagonisti.
In ogni caso, penso che da questo film verrà fuori un video-games che sarà venduto in tutto il mondo.
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