Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Prometeus e' appena uscito in Francia, e probabilmente in buona parte del mondo. Da noi l'attesa appare ancora lunga, perche' l'estate imminente, il caldo, le Olimpiadi si ritiene allontanino gli spettatori dal cinema, che quindi si riposa e impoverisce sempre di piu' la nostra stagione rispetto a quelle di pressoche' qualsiasi altro paese.
Detto (e ridetto mille volte) questo, Prometheus e' una gioia per gli occhi, per la mente, anche grazie alla piacevolezza di sentirsi nuovamente come il bambno decenne che andava con papa' e sorella ad emozionarsi vedendo per la prima volta "Guerre stellari" al cinema.
Ridley Scott si sa, e' particolarmente ispirato quando si tratta di fantascienza e il prequel del suo irraggiungibile (o quasi, perche' Aliens di Cameron non era da meno!) Alien, centra ogni bersaglio per avvincere, stupire, attanagliarti alla poltrona in due ore che corrono via a razzo.
La storia inizia quando la tosta ricercatrice Shaw (una soda, atletica e bassina Noomi Rapace - confronto alla inimitabile giraffa Sigourney, una delle mie attrici preferite in assoluto) scopre, attorno al 2089, un graffito primordiale in una grotta che riproduce una costellazione in grado di confermare gli indizi che altre antiche ed illuminate civilta' avevano lasciato circa l'origine della razza umana. Qualche anno piu' tardi la donna si risveglia in un'astronave (il Prometheus) diretta proprio verso il pianeta da cui parrebbe avere origine l'intera specie vivente terrestre.
La missione alterna l'intento esplorativo/conoscitivo a quello piu' commerciale/lucrativo, cosa che crea nell'equipaggio un'antitesi rappresentata dalla figura delle due donne protagoniste: oltre alla Shaw/Rapace. la cinica e razionale Meredith/Theron.
Scopriamo inoltre, dalle prime seducenti immagini del film che ci illustrano l'origine del nostro mondo, perche' "per creare una nuova civilta' bisogna distruggerne un'altra" e di come la misteriosa e fisicamente armoniosa razza definita in gergo degli "ingegneri" (cosi' almeno vengono tradotti nella versione francese), si immola alla causa determinando la nascita della specie umana vivente (altro che scimmie e primati!).
Attraverso la scoperta di quello che cela il misterioso pianeta, il film riesce a spiegarci, proprio alla fine nel suo rutilante epilogo, come ebbe origine la razza dei predatori assassini che ha popolato con successo ed ottimi esiti artistici (e commerciali) gli ultimi trent'anni della nostra fantascienza.
In mezzo a tutta questa baraonda di effetti speciali e sana indigestione di immagini, spicca un equipaggio che vede distinguersi nei ruoli piu' degni di nota un Michael Fassbender, educato ed impeccabile androide che conduce (tendenziosamente) il gioco (al massacro) nel microcosmo rappresentato dall'astronave; Charlize Theron nei panni della donna fredda e manageriale Meredith Vickers, che contrappone la sua altera inflessibilita' e gestione gelida del suo incarico "commerciale" al caldo entusiasmo che percorre le vene della scienziata Shaw e del suo compagno Holloway, piu' concentrati invece sull'aspetto conoscitivo della missione a scapito di quello piu' grettamente remunerativo.
Riprese maestose ed emozionanti fanno da cornice ad una vicenda che Scott dirige con polso sicuro e collaudato, pur non rinunciando ai suoi vezzi, magari per il pubblico un po' superflui (fra cui quello di far apparire, come in ogni film, anche per pochi attimi, l'amata e seducente moglie italiana Giannina Facio), ad alcune convenzionali ed un po' abusate scene di intimita' da "vita in astronave"; piccole concessioni o banalita' che sono tuttavia riscattate da un montaggio serrato (a cura dell'italiano Piero Scalia) e da effetti speciali che il 3D esalta e rende (per una volta lo ammetto) ancora piu' suadenti e stupefacenti.
L'efficace ed orecchiabile (pur nella sua austerita') commento musicale conferisce al film l'ulteriore conferma di come un prodotto studiato nei minimi particolari per ottenere un riscontro di massa possa comunque anche rivelarsi un ottimo prodotto in termini di qualita' artistica. Spesso e per fortuna con Scott ci troviamo di fronte a questa positiva e rara circostanza in cui budget economico e qualita' autoriale non si escludono vicendevolmente.
La grandezza di questo celebre uomo di cinema risiede a mio avviso soprattutto nella innata e non comune capacita' di riuscire quasi sempre a rispettare e valorizzare entrambi questi lati antitetici della medaglia.
E la fantascienza, dopo anni di basso profilo a causa anche di una crisi economica senza precedenti che tutto puo' farci pensare fuorche' a concentrarci su problemi cosi' lontani, fuorvianti (e dispendiosi) da quelli inerenti la sopravvivenza fisica e l'arrivo a fine mese, torna dunque - grazie ad uno dei suoi piu' eccellenti rappresentanti - a toccare le vette piu' alte raggiunte dai colossal piu' celebrati dell'ultimo trentennio.
E dopo il prequel di Alien, l'abile (e scaltro) Scott pensa gia' di concretizzare un seguito del suo capolavoro assoluto, Blade Runner: speriamo solo che cio' non sia un traguardo troppo ambizioso per essere raggiunto, che ci possa lasciare con l'amaro in bocca dopo questa positiva ultima esperienza nello spazio.
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