Regia di David W.Griffith vedi scheda film
Non è un film politicamente scorretto, è proprio un film razzista. A tratti realmente rivoltante nei contenuti. La nascita della nazione statunitense è frutto non tanto di un conflitto interno (la guerra di secessione) o delle volontà illuminate di Lincoln, ma piuttosto dello spirito solidale degli appartenenti alla razza ariana che, coalizzandosi, con estrema brutalità hanno saputo soggiogare di nuovo i neo-affrancati neri. E in effetti, purtroppo, ciò è pure in parte vero (per molti decenni a venire gli Usa avrebbero ancora permesso, quando non incentivato, comportamenti e norme razziste), ma fra una constatazione della triste realtà e l'esaltazione di essa come di un'eroica epopea, passa molta strada. Per fortuna Griffith come artista è nettamente sopra la media dei suoi contemporanei americani e lascia il segno con quest'opera che è innovazione pure sotto tanti punti di vista: dalle scenografie al montaggio, dalla tecnica allo stile narrativo. Si permette di produrre un lavoro magistrale e monumentale che è innanzitutto un infinito romanzone storico, la cui durata (poco meno di tre ore!) è comunque giustificabile per l'immane mole narrativa. Innumerevoli comparse, scene di combattimento all'aperto, ideali e sentimenti: in Nascita di una nazione c'è di tutto. Anzi, per dirla meglio: c'è pure qualcosa di troppo.
Seconda metà dell'Ottocento negli Usa: prima la guerra di secessione riunisce nord e sud ed abolisce la schiavitù; poi Lincoln viene assassinato e cominciano i primi scontri fra bianchi e neri, appena resi liberi dalle nuove leggi. Nasce così il Ku Klux Klan, setta razzista che massacra liberamente i neri, nata per riportare all'ordine la situazione: un ordine in cui i bianchi comandano e i neri sono sottomessi.
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