Regia di David W.Griffith vedi scheda film
Film fondamentale per l'evoluzione del linguaggio cinematografico, è anche una delle prime grandi epopee del cinema americano, ma il suo contenuto rimane molto controverso per gli standard odierni. Dal punto di vista della tecnica registica, Griffith fu uno dei primi ad elevare lo spettacolo cinematografico ad un livello "artistico" grazie alla ricchezza dei suoi procedimenti narrativi: all'epoca non si era mai visto nulla del genere (solo Cabiria di Pastrone, girato l'anno precedente, e che influenzò fortemente Griffith) e diverse sequenze reggono molto bene ancora oggi, soprattutto le scene di guerra della prima parte, figurativamente magistrali, oppure la rievocazione di eventi storici come l'assassinio di Lincoln, rappresentato con grande dovizia di particolari e storicamente inappuntabile. Naturalmente, il film è importantissimo anche nell'utilizzo del montaggio parallelo, fortemente innovatore, che nella parte finale riesce a collegare abilmente sequenze ambientate in luoghi differenti, portando la narrazione ad un'eccezionale fusione spazio-temporale di tutte le sue componenti. Purtroppo, però, resta la nota dolente del razzismo verso i neri. Prima di vedere questo lungo melodramma di circa tre ore di durata, sapevo benissimo che uno dei suoi aspetti più problematici risiedeva proprio nella rappresentazione stereotipata della popolazione di colore, ma vedendo il film ci si trova di fronte ad una rappresentazione davvero razzista dei Neri, ad un incredibile concentrato di luoghi comuni sulla malvagità e la bassezza morale del "black party", che al giorno d'oggi risulta offensivo non solo per gli afro-americani, ma per gli spettatori di qualsiasi razza. Non sono un esperto di storia americana, ma la spudorata esaltazione del Ku Klux Klan la trovo decisamente imbarazzante e contribuisce ad affossare nel ridicolo molte scene della parte finale, tecnicamente grandiose. In definitiva, resta difficile formulare un giudizio quando c'è un tale squilibrio fra valori formali e sostanziali, comunque si tratta di un'opera invecchiata male e difficilmente proponibile come capolavoro della settima arte (Griffith ci si avvicinerà molto di più col successivo Intolerance).
voto 7/10
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