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Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno

di CineNihilist
9 stelle

Bruce Wayne/Batman: Chiunque può essere un eroe. Anche un uomo che fa una cosa semplice e rassicurante, come mettere un cappotto sulle spalle di un bambino per fargli capire che il mondo non è finito.

 

Il Cavaliere Oscuro consacra il nome di Christopher Nolan agli occhi del grande pubblico generando anche una notevole schiera di proseliti nolaniani che raggiungerà poi il culmine con il sopravvalutato Inception. La portata mainstream di tutte queste variabili spingono perciò il regista a concludere la nota trilogia DC insieme a suo fratello Jonathan, dove entrambi si trovano d’accordo nel proporre uno scenario completamente diverso rispetto al capitolo precedente per concludere al meglio l’arco evolutivo del tenebroso eroe fumettistico.

 

Christopher Nolan: What Made 'The Dark Knight' Trilogy A Success

 

La distanza temporale di 8 anni dagli eventi del secondo film serve dunque ad enfatizzare la vittoria “presunta” di Batman e dei suoi alleati, ma anche la sconfitta morale e spirituale per le bugie, i rimorsi e i sensi di colpa su cui si fonda la nuova società di Gotham City, retta su un ordine opulento di matrice liberal-borghese che sembra aver spazzato via il male in favore del bene.
Questo scenario da dopoguerra fondato sul benessere economico, cela in realtà un malessere sociale latente, soprattutto nei ceti più bassi che si rifugiano nelle fogne sotto il tessuto urbano della metropoli lontani dall’autorità della legge, in modo da favorire le attività clandestine del terrorista guerrigliero Bane che si nutre dell’oscurità di Gotham per preparare una vera e propria rivoluzione.

 

 

La presentazione oscura, eloquente, minacciosa, mastodontica, letale e muscolare del nuovo antagonista è dunque perfettamente coerente con la nuova drammaturgia messa in atto nel terzo ed ultimo capitolo della trilogia, dove si assiste ad una vera e propria caduta apocalittica di una società occidentale che nascondendo il marcio sotto un tappeto apparentemente pulito, si ritroverà capovolta da quello stesso sporco che cercava disperatamente di dimenticare.
La scomparsa della vigilanza di Batman e il dilagare di una fastosità capitalista ormai imperante e corrotta in tempi di pace, pone le basi ad una vera e propria ascesa dal basso dall’oscurità delle fogne dell’intero industrioso piano del carismatico Bane, che facendo crollare la Borsa e riducendo a brandelli l’establishment capitalista di Gotham tra cui la famosa Wayne Enterprises portando sul lastrico il patrimonio dello stesso Bruce Wayne, colpisce direttamente al cuore pulsante del sistema aristocratico gothamita e aggredendo di fatto lo status quo conquistato con la menzogna nel secondo atto della trilogia da parte delle istituzioni della giustizia.
Il pericolo mortale di Bane rappresenta dunque un risveglio dal torpore di un Bruce Wayne invecchiato e segnato dal dramma del Joker, che dovrà risorgere come protettore della sua città cercando di riacquisire la sua simbologia ormai macchiata e vetusta per i nuovi tempi che corrono.

 

 

La rinascita spirituale nell’affrontare la cruda verità della realtà dei fatti è dunque il tema centrale di questo splendido capitolo finale che trova una perfetta discesa e ascesa nello scontro psicologico, spirituale e mortale con l’acerrimo villain Bane, che spogliato delle sue caratteristiche più fumettose che lo potevano far sembrare troppo ridicolo sul grande schermo, si presta perfettamente come elemento di contrasto all’arrugginito ed impreparato crociato incappucciato che verrà spezzato sia nell’anima che nel corpo.
La componente del dolore e della disperazione si inseriscono dunque magnificamente nell’articolata disamina nolaniana sulla psicologia dei due alter ego Batman Bruce Wayne, che nella loro caduta come uomo e come supereroe enfatizzata dalla prigione-pozzo in cui vengono gettati dal famigerato mercenario temprato anch’esso dall’oscurità, dovranno ritornare alle origini delle loro radici quali le tenebre e la paura atavica per i pipistrelli per rimettere insieme i dogmi della loro simbologia per ritrovare nuovamente quella spiritualità innata ed incorruttibile necessaria per salvare Gotham City una volta per tutte dalla sua inevitabile decadenza che attira morbosamente tutti i suoi carnefici.
La dolorosa caduta negli inferi della Terra e la lenta ma meditativa presa di coscienza nel dover rifondare la propria mitologia interpretate magistralmente da un fantastico Christian Bale, sono semplicemente fantastiche sia a livello di messa in scena sia sul piano drammaturgico, raggiungendo così l’apice dell’epica nolaniana pompata a dismisura dalla potentissima colonna sonora di Hans Zimmer che unita all’IMAX non può che far venire i brividi soprattutto in una sala cinematografica.
La spiritualità intrinseca di The Dark Knight Rises non è dunque inserita casualmente all’interno della narrazione, tanto è vero che riprende lo scontro avviato in Batman Begins tra la Setta delle ombre di Ra’s Al ghul Batman, che trova nel terzo capitolo la sua splendida conclusione finale grazie anche ad un villain molto più impattante e crudele rispetto alla discreta interpretazione di Liam Neeson.

 

The Dark Knight Rises - Batman vs Bane [CAN-FR/SUBENG] (HD-1080p) - YouTube

The Dark Knight Rises (2012)

The Dark Knight Rises vs m83 - YouTube

How the Prison Escape Scene in the Dark Knight Rises is a Metaphor for  Starting a Startup | by Kevin Murray | Icebrkr | Medium

Should I leave my job and prepare for Cat and gmat exams? - Quora

Desi Basara in 2020 | The dark knight rises, Dark knight, Prison escape

 

Il Bane interpretato da Tom Hardy pur non raggiungendo la magnificenza del Joker di Heath Ledgerrimane comunque un villain carismatico e carico di un’aura rivoluzionaria libertaria degna dei migliori combattenti della Storia, che nascendo metaforicamente dall’oscurità delle fogne di Gotham, una volta risalito in superficie abbattendo le fondamenta della città insieme a tutto il suo complesso industriale e militare, sembra quasi di assistere ad una vera e propria Rivoluzione bolscevica per la sua carica eversiva nell’instaurare una nuova forma di autogoverno per la città di Gotham. 
La liberazione dei prigionieri del penitenziario di Blackgate incarcerati sotto il decreto Dent, la lettura della lettera di Gordon in cui confessa l’insabbiamento dei crimini di Harvey Dent, l’attacco al potere finanziario della borsa di Gotham, l’instaurazione di un regime del Terrore con tribunali del popolo per eliminare i ricchi borghesi e i potenziali nemici dello Stato, l’imprigionamento dell’intera polizia di Gotham nelle fogne, il ricatto con la bomba a neutroni contro ogni tentativo di intervento dell’esercito americano, la resistenza partigiana dei più valorosi poliziotti contro la neo-dittatura militarista, sono tutte scene d’impatto che regalano un clima apocalittico da Rivoluzione Francese veramente intrigante che segna definitivamente la centralità dell’universo Gotham City nello stratificato worldbuilding nolaniano, che è fondamentale per tutto lo sviluppo della trilogia sul Cavaliere Oscuro e perfetta espressione del nostro tempo.
Un mondo crepuscolare che brucia sotto il malessere provocato dal precariato della crisi economica globale, dove ogni istanza di rinnovamento viene schiacciata dall’algoritmocrazia che indirettamente porta le variabili più irrazionali del nostro mondo ad esplodere nella violenza verso un orizzonte distruttivo in quanto disincantante dalla realtà soffocante che le governa.

 

 

Ed è in questo appassionante affresco allegorico che Nolan inserisce la simbologia di Batman, che non esita a sacrificarsi per il bene dei suoi figli ovvero i cittadini di Gotham, che disillusi, spaventati e imprigionati dal dispotico regime criminoso di Bane, dovranno ritrovare la fiducia in un vero mito che sappia inculcare la speranza, la luce, la retta via, l’esempio, un simbolo immortale di un uomo, un padre, un supereroe capace di caricarsi del fardello esistenzialista di un’intera città che non potrà mai raggiungere la perfezione, per ispirare le odierne e le future generazioni ad ambire ad un futuro migliore in cui la giustizia, la polizia, le istituzioni, le élites, lo Stato servino l’unica vera causa che conta ovvero quella dei cittadini, dal primo all’ultimo, nessuno escluso.
Il sacrificio di un simbolo immortale non solo possono aiutare una collettività a migliorarsi, ma anche ad un uomo introverso, altruista, rancoroso, triste, solo e disilluso a trovare la forza di staccarsi dall’utero materno che lo legava morbosamente alla città di Gotham per dedicare tempo a sé stesso e cominciare a vivere una vita felice e serena con una persona che possa amare senza doversi sdoppiare l’identità. Una seconda chance, un nuovo inizio, una nuova vita che un padre può concedersi dopo essere stato anch’egli figlio di padri tutt’altro che perfetti: Thomas Wayne, la paternità mancata; Alfred Pennyworth, la paternità acquisita; Ra’s Al Ghul, la paternità spirituale e infine James Gordon, il padre eroico e morale, l’ispirazione finale per l’eroismo da adottare.

 

Batman: The Dark Knight Rises Bruce Wayne's Funeral scene. - YouTube

 

Insomma, The Dark Knight Rises è un’opera pregna di sottotesti come i precedenti capitoli e chiude una magnifica trilogia che ha segnato la storia del cinefumetto grazie alla sua grande versatilità nel mescolare più generi cinematografici per condensarli in una narrazione improntata nell’indagare la natura umana in un mondo fittizio che è in realtà speculare al nostro. 
Questa interpretazione similmente realistica abbastanza criticata dai detrattori di Nolan, in realtà dona una personalità unica al contesto supereroistico, che può finalmente spaziare in atmosfere diverse dal solito conservando comunque la spettacolarità del genere supereroistico e la visione di un autore, che indubbiamente ha rivoluzionato insieme ad altri grandi autori suoi contemporanei la percezione del filone cine-fumettistico agli occhi del grande pubblico. Con tutti i pregi e i difetti del caso.

 

Voto 9

 

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