Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Nel terzo ed ultimo film del concept nolaniano sull’eroe pipistrello più pauroso (solo teoricamente) di sempre quest’ultimo mostra i fianchi a nemici più infidi e pericolosi dei suoi predecessori. Pure del leggendario Joker di H.Ledger? No io sto parlando di tutt’altro.
Io sto parlando del “Nolan’s cut”.
Si alza il sipario e, poco alla volta, Nolan manda in scena praticamente il cast di Inception; e si appresta a fare il botto con un film che sulla carta ha tutto. Ma, stavolta, confonde pericolosamente la carta dell’autorialità di massa con quella dell’hype pubblicitario.
Nolan smarrisce la via (billykwan) e sforna un prodotto non degno né dei suoi precedenti, né del suo nome.
Sia chiaro, non è una vera e propria capitolazione, ma fa specie constatare con quanta e quale superficialità sia stata gestita l’operazione; più mediatica che altro.
Il film non deraglia mai, infatti, dai grigi binari dell’omologazione a livello di recitazione e dell’approssimazione in quanto ad approfondimento psicologico ed articolazione della trama.
Tanta sgangherata magniloquenza visiva non fa che oscurare la povertà di stile. E la povertà di pathos. I caratteri dei diversi personaggi vengono stilizzati quali mere ombre; mascherate, appiattite e senza profondità (chinaski).
Ma quanto alla struttura narrativa i due Nolan fanno ancora peggio.
Il (dis)ordine delle sequenze annulla con disprezzo l’ordinaria dilatazione del tempo e dello spazio ed accomuna gli opposti con inusuale sfacciataggine. Con la medesima che incoraggia a servirsi del tuttofare agente (pardon: neo detective Blake/J.Gordon Levitt) per ogni esigenza e per ogni trovata. Un infinito taglia e cuci di sequenze (ordinate senza un criterio sensato) che ha un unico denominatore comune: l’agente Blake (ma che ha, il dono dell’ubiquità?) per l’appunto!
Poi entra in scena “Bane” - che già il nome è tutto un programma (una via di mezzo fra Mr. Bean e Banana Joe) - furioso ed inarrestabile come non mai (ma solo perchè nessuno aveva mai pensato a turargli la mascherina), salvo poi andare in brodo di giuggiole la prima volta che riceve un po’ di premure femminili. L’avessero (i nostri) saputo prima…
A parte gli scherzi, un’ulteriore debolezza del film risiede proprio nel deficit di motivazione dell’azione di rivalsa (di vendetta? Impossibile crederlo) che orienta i cattivi di turno. Non è la sadica, imprevedibile follia degli eclettici; quella del buon Spauracchio (qui almeno reinventato degnamente in un ruolo che gli fa onore) o, soprattutto, quella del signore incontrastato del male di Gothan (Joker; e che Joker). E’ la presunta follia dei savi a non portare da nessuna parte. A non persuadere nessuno (o, forse, solo i meno esigenti). A me questo grossolano gioco a tavolino è parso come una venale superfetazione. Di quelle che si manifestano sottoforma di una rigurgito acidulo proprio nel momento meno opportuno. Di quelle che, se non danno senso di nausea, quantomeno sospingono la capacità di emozionarsi entro antri oscuri e disagiati. Purtroppo destinati (vista la curiosità di molti) ad essere profanati ancora (smaltita la sbornia della trilogia di Nolan), non paghi della ricca eredità (in principio) lasciataci alle spalle.
Infine, pure Batman si fa contagiare dal tipico male del regista contemporaneo (di superhero films) e quindi - definitivamente logorate quelle leggi dello spazio-tempo cinematografico e della fantafisica di cui sopra - finisce per accordare la sua ala protettiva (dapprima frantumata e, poi, bellamente rammendata con qualche serie di piegamenti) sulla fredda e bisognosa isola di Manhatt… ehm, Gotham.
Sino a giungere al vero “coup de theatre”. Mentre il detective Blake (ancora lui), in via di metamorfosi (chiamatelo Robin!) e Catwoman si posizionano sulla rampa di lancio (billykwan) in attesa che apocrifi epigoni progettuali tentino di assicurare un futuro altrettanto onorevole al Simbolo (marchetta obbligata pur con Nolan dimissionario: che tristezza; chiesaman), questo troviamo (in abiti civili) a sorseggiare amabilmente un nespresso - mi piace c(r)edere al gioco di citazioni fra cicli del medesimo franchising - colto in flagrante (to’ guarda che caso fortuito) dal buon Alfred nientepopodimeno che in quel di Firenze (mai dai)….
Insomma, forse il peggior film di Nolan da lui mai girato (escluso Following - ancora da visionare - e posto che è sempre molto difficile confrontare film di generi diversi, tutti gli altri suoi film mi sono parsi migliori), per quanto ciò non si traduca in un film inguardabile (semplicemente non degno di Nolan, da cui ormai ci si aspetta sempre e solo il meglio).
Ma sono assolutamente certo che con Interstellar il mio amato regista saprà rifarsi.
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