Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Disorientato, depresso, afflitto dal male fisico e mentale, il Batman di Christopher Nolan precipita nella Grande Crisi del Terzo Millennio, revival della Depressione che lo vide nascere nel 1939 per mano di Bob Kane, e in Il cavaliere oscuro. Il ritorno conclude la trilogia del regista inglese. La maledizione dell’uomo pipistrello continua, dopo la morte drammatica di Heath Ledger, il Joker di Il cavaliere oscuro, e si espande nel massacro di Aurora, Colorado. Paura del contagio. Il film emana un’aura dark da fine dell’impero in una Gotham City mixata tra New York e Los Angeles, spettrale e in preda all’orda di “sovversivi” guidati da un capo popolo feroce, Bane (Tom Hardy), un “cattivo” fisico, enorme, con il volto ingabbiato in una protesi metallica e che metterà al tappeto il miliardario Bruce Wayne alias Batman. Non basta la metamorfosi da supereroe ad antieroe, Nolan vuole il suo fumetto di carne e sangue, e per dimostrarne l’ingresso nella realtà gli frantuma le ossa, ne spezza il volo e la sagoma stilizzata della celebre maschera, Batman come l’uomo digitale di Avatar può morire. Il film è dentro l’ansia del cinema post analogico che delocalizza i miti e le favole in un paesaggio terrestre (Biancaneve e il Cacciatore, The Amazing Spider-Man 3D, Ribelle. The Brave 3D) e deforma i titoli a strisce Marvel in “documentari” del presente. Così il 40enne londinese regista di Memento fa ricorso alla Rivoluzione Francese, passando per quella Russa fino a Occupy Wall Street, per affrontare i dilemmi morali dei “diseredati”. Giacobini, bolscevichi, no global accomunati dalla furia sanguinaria, incapaci di distinguersi da monarchici, zaristi e borghesi, tanto che il leader della rivolta, Bane (la società finanziaria di Mitt Romney si chiama Bain, stessa pronuncia), è pronto a far saltare la corrotta Gotham City con una bomba atomica. Nolan, sopraffatto dalla confusione politica, accumula sequenze memorabili (il Superbowl, Catwoman, inedita femme fatale) con una pesantezza narrativa e stilistica, annienta Batman e la sua leggenda in una monotonia oscura senza mai digressioni e colpi di luce. Non vola come il giustiziere della notte. Ma ci penserà Robin, il cadetto, che spunta tra i fotogrammi, a garantire il futuro, e il sequel.
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