Regia di Henry Joost, Ariel Schulman vedi scheda film
Perseverare è diabolico, onestamente non si sentiva proprio l’esigenza di un capitolo numero tre, se non altro i successi precedenti consentono qualche sforzo rappresentativo in più per cui un minimo per far passare il tempo almeno c’è (il che se vogliamo è già un piccolo passo avanti).
Salto indietro nel tempo, le piccole Katie e Kristie vengono riprese dalle telecamere del padre, all’inizio per immagazzinare i ricordi, ma presto per controllare cosa accade, dato che nella loro casa cominciano a manifestarsi piccoli fatti che non hanno un’apparente spiegazione logica.
Una presenza insondabile è all’interno della casa e passa il suo tempo con la bimba più piccola.
Finalmente il quadro è più movimentato, certo ci vuole comunque una discreta pazienza nella prima parte dato che il primo sussulto viene registrato (in tutti i sensi) quando sono già trascorsi 24 minuti ed il secondo quando ormai l’orologio segna il minuto 49.
Difficile riempire questa prima parte che diventa una sorta di agonia non molto distante da quanto visto nei primi due omonimi film, se non altro poco dopo le cose cambiano e pure parecchio.
L’ultima mezz’ora è infatti decisamente movimentata, un aspetto interessante è senza dubbio che ciò che è razionale venga sbugiardato in maniera inequivocabile dai fatti, ma soprattutto è il tenore complessivo a cambiare notevolmente, dando delle spiegazioni senza lasciar tutto lì semplicemente campato in aria col solo manifestarsi di un paio (ad andar bene) di azioni “sconvolgenti”.
Così gli ultimi quindici minuti riescono ad essere, per una volta, davvero paurosi, e lo sono in senso stretto, finalmente qualche carta sul piatto viene sparigliata e da un momento di calma che sembra essere definitiva (anche se si capisce che non lo è dato che quanto visto subito prima non lascia dubbi che debba esserci qualcosa di più e questo è un po’ un peccato) parte un finale trucidissimo.
Certo, non è che sia niente di nuovo (nel genere di conclusione altri film sono stati molto più incisivi, penso a “Rec” per esempio), ma lo è, nel suo piccolo, per questo titolo che in precedenza mi aveva lasciato letteralmente basito.
Qualcosa si muove, anche se non è ancora abbastanza per soddisfare del tutto il palato (anche quando non si richiede la luna).
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