Regia di Henry Joost, Ariel Schulman vedi scheda film
Prequel incastrato nei due film successivi con l’espediente di vhs scomparse, Paranormal Activity 3 risale la vita delle sfortunate sorelle Katie e Kristi tornando al 1988, quando le due bambine sono entrate in contatto con il soprannaturale. Come mai, in futuro, ricorderanno poco di queste esperienze? Hanno rimosso o c’è dell’altro? Non avremo risposte ma solo ipotesi, perché il bello di questo terzo capitolo è il rifiuto di spiegare, dove il tentativo di razionalizzare la stregoneria è presto travolto dagli eventi. Infatti, a differenza dei titoli precedenti, gli accadimenti paranormali incalzano e se da una parte si perde la peculiarità di un ritratto familiare più o meno quotidiano, dall’altra si guadagna in tensione. I registi non sono del resto degli sprovveduti, bensì Henry Joost e Ariel Schulman, noti per Catfish (ma non da noi, dove è inedito), documentario fuori da ogni schema e capace di regalare più di un brivido. Qui se la vedono con una sceneggiatura con qualche problema, su tutti l’irritante scetticismo della madre Julie e il fatto che le bambine non le dicano di vedere le onnipresenti registrazioni. Firmano comunque il capitolo più spaventoso della serie, innestando una maggiore varietà di location e stili di ripresa. Il côté artigianale e vintage rivela poi che, se i demoni sono tanto più pericolosi quanto più gli si dedica attenzione, lo sguardo del video è assai più potente di quello digitale.
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