Regia di Walter Hill vedi scheda film
Rimandato per trent'anni,l'incontro tra Walter Hill e Sylvester Stallone alla fine è andato in porto:assente da una decina d'anni dalla regia,Hill,e in fase di rilancio dopo qualche anno opaco l'ancor tonico divo del cinema spaccatutto Stallone,eccoli in un film d'azione desunto da una graphic novel di culto,intitolata appunto "Bullet to the head".In cui il killer stagionato James Bonomo detto Jimmy Bobo,dopo un lavoro in una stanza d'albergo,in cui ha fatto fuori un tipo pieno di cocaina assieme al suo partner,e quando quest'ultimo viene a sua volta assassinato a tradimento in un locale,al ruvido sicario non va giù,e cercherà di risalire a esecutore e mandanti,affiancato da un poliziotto giovane e di origini coreane,al quale,pure ,è stato fatto fuori il collega d'appoggio.Volerà piombo,partiranno battute sfrigolanti e tra i due saranno ci saranno scintille e collaborazione,anche per l'inevitabile contrapposizione caratteriale e attifudinale dei caratteri,fino ad un duello risolutivo con il rivale di Bonomo,con asce,in una simil-riedizione del finale di "Cobra".Nonostante le buone premesse,al box-office il binomio Hill-Stallone non ha funzionato,e in USA si è toccato appena i 10 milioni di dollari di incasso,pochissimo per i parametri americani.In pratica,il film si rifà più a "48 ore",in versione più violenta,dello stesso Hill,con screzi,sarcasmi e stridore di metodi tra i due personaggi principali,costretti a unirsi per scamparla e giungere all'obiettivo di debellare la rete infetta di politici,criminali e corrotti vari:la storia saltella tra troppe inverosimiglianze,e tutto sommato appare come un film narrativamente vecchiotto,tenendo poco conto della difficoltà dello spettatore ad abboccare a frequenti scappatoie illogiche nel racconto.Però la regia compie un ottimo lavoro,montaggio e senso dell'inquadratura appartengono ancora pienamente a uno dei directors che hanno di fatto steso stilemi,criteri e tecniche del cinema action moderno.Il "vecio" Sly tiene botta,anche se di viso comincia a sembrare una strana combinazione tra il Boris Karloff di "Frankenstein" e Totò,mentre gli attori che lo attorniano evidenziano la referenzialità dell'operazione verso uno delle icone di Hollywood degli ultimi quarant'anni.Invecchiato,ma disposto a ironizzare su se stesso più di quanto non abbia fatto in altre fasi della propria carriera,Stallone qui recita,con molta aderenza fisica,un ruolo di canaglia con un particolare senso dell'onore e codice professionale opinabile ma coerente,che in altri anni avrebbe potuto essere ideale per Robert Mitchum.
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