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Jimmy Bobo - Bullet to the Head

Regia di Walter Hill vedi scheda film

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La recensione su Jimmy Bobo - Bullet to the Head

di M Valdemar
8 stelle

Che goduria, Bullet to the Head.
Guardarlo significa assistere ad una lettura privilegiata e finanche “educativa” delle sacrosante fottute leggi dell’action. Scolpite con rara maestria sulla faccia, tanto vicina all'impietosa decomposizione quanto all’imperitura rocciosità - in una parola: mit(log)ica -, di Sylvester Stallone.
Un uomo buono per tutte le stagioni.
Non precisamente un buonuomo, la sua ennesima controfigura di celluloide, James “Jimmy Bobo”, Bonomo, esperto sicario in quel di New Orleans.
Battuta pronta, mani ancor di più, piedi abili a danzare sulle note di scontri poco garbati, pochi scheletri e scrupoli (riconducibili in sostanza all’amata e tatuata brava figliola, Sarah Shahi, già apprezzata per le indubbie virtù estetiche almeno in The L Word), a Bobo piacciono le cose semplici, dirette, senza incidenti né conseguenze. Allo stesso modo non va matto per gli sbirri, o che i datori di lavoro lo tradiscano cercando di farlo fuori dopo esserci già riusciti col suo socio.
Ahi, passo falso.
Inevitabile il crescendo “operistico”, epico nella sua classicità, che non può che condurre verso un’orchestrazione di violenza nuda e cruda, di azione ferina e sguardi truci, lascivi: il sapore è sempre più forte, aspro, col sangue che zampilla allegro sulle papille gustative e l’odore di morte ad allietare le narici (narcotizzate da centinaia di schifezze hi-tech low-brain).
Compagni (marci) di sonata - una sfuriata acida, orgasmica di rock ‘n’ roll granitico e anfetaminico - i soliti noti: buoni e cattivi (i confini sono melmosi, ovvio), poliziotti onesti e corrotti, criminali travestiti da bella gente e affaristi ghignanti disposti a tutto, mercenari feroci e donzelle in ostaggio.
La miscela è nota, gli ingredienti pure: ebbene? Quello che conta è la mano che culla il mondo di Jimmy Bobo; e lo spirito, lo stile, la passione, fusi con evidente perizia e divertimento in quella che è una rappresentazione solida, (im)pura, rigorosa della storia e dei personaggi icastici e fuori di testa che la abitano.
Gli ammazzati non si contano, le pallottole fischiano incessanti melodie sadiche, i corpo a corpo (non fumettistici, grazie a Hill) creano (in)sana dipendenza, i colpi dati e ricevuti, sempre durissimi, frantumano i sensi e le barriere dell’accettabile (il gusto si fa piacevolmente perverso): insomma, uno spettacolo esplosivo, letteralmente.
Dirige, ladies and gentlemen (non troppo, però, se no avete chiaramente rivolto le vostre attenzioni in una direzione sbagliata), Walter Hill (e chi cerca notizie in rete si meriterebbe una bella lezione).
Rude narratore, fine costruttore di sequenze - e di atmosfere - action non per tutti (cioè non per deboli di cuore e per il gentil sesso), nelle quali persino un armadio qualunque come Jason Momoa che tiene in perpetuo gli occhi “cattivi” (si può immaginare lo sforzo) ci fa la sua porca figura (vedasi il combattimento risolutivo con Stallone), il regista americano dà un saggio delle sue grandi capacità, della sua classe. Fuori dalle balle le scene da cartoon e iperveloci da delirio d’onnipotenza digitale (riflesso dell’impotenza realizzativa), e dentro una visione non comune nell’inscenare e riprendere sparatorie, lotte senza esclusione di colpi, corpi in stato di eccitazione nervosa e repentina, liberatoria dipartita.
Asciutto, vigoroso, splendidamente e tenacemente dritto alla dannata meta senza inutili giri di parole e perdite di tempo, e con un impatto sonoro sferragliante, fragoroso, Hill tiene un ritmo indiavolato e una tenuta costante, forgiando un’opera intensa, matura ma decisamente “viva”.
E pericolosa come una bella pupa, fulminante come un elettroshock alle parti basse, tosto come un pitbull che azzanna alla giugulare così, per ingannare la noia.
Avrà pur incassato una miseria negli States (che miseria!), ma chi se ne frega: Walter Hill sa che non è tempo di eroi e che è inutile aspettarsi alcunché da chicchessia (e l’eternità è solo impressa su pellicola), allora come Jimmy Bobo alla fine sguscia via a bordo di un fiammeggiante bolide nero con l’aria sorniona di chi ha capito tutto della vita, Hill stesso si (ci) regala la sua creatura, Bullet to the Head, guardando oltre, giustamente compiaciuto.
Alla prossima..

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