Regia di Andrew Stanton vedi scheda film
Fanta-kolossal (250 milioni di budget non si vedono spesso in circolazione), tratto da un romanzo di Edgar Rice Burroughs, che regala ciò che promette, ossia tanto spettacolo e qualche manchevolezza nel riassumere la storia che a volte pare dilungarsi troppo ed altre essere fin troppo stringente lasciando in ogni caso la sensazione che il film avrebbe potuto durare pure un pizzico di più delle due ore nette effettive.
John Carter (Taylor Kitsch) è un ex soldato suddista alla ricerca dell’oro quando, durante una fuga, finisce in contatto con una misteriosa pietra che lo teletrasporta sul pianeta Marte (o meglio chiamato dai nativi Barsoom).
Finisce presto prigioniero dei Tharks, creature verdi con quattro braccia e qui incontra la principessa Dejah (Lynn Collins) in lotta per salvare il suo popolo dal sempre più incombente nemico tirannico.
Tra un inganno e l’esigenza di conseguire i propri obiettivi lotteranno insieme per la giusta causa e non solo.
Andrew Stanton passa dall’animazione Pixar (“Wall-E”) ad un film dai grandi obiettivi, forse troppo per lui che comunque riesce a creare un itinere affascinante, non proprio delineato e fantasmagorico come poteva essere nelle più rosee attese, ma comunque decisamente confortante per la mole di spettacolo che riesce ad offrire.
La componente estetica è molto curata (scenari desertici o high-tech che siano sono spesso e volentieri abbacinanti), mentre la storia offre scampoli discreti ed altri un po’ troppo omologati (come la, d’altronde inevitabile, sottotrama sentimentale), ma comunque al di sopra della media che prodotti del genere tendono a proporre.
Soprattutto l’azione invade la scena, tra il protagonista capace di salti incredibili (un po’ come l’Hulk di Ang Lee, ma stavolta quelli verdi sono gli altri), scene di massa e le battaglie tra navi nei cieli (lì l’acqua latita) per un percorso che si fa più caotico nella parte conclusiva (l’ultima mezz’ora), nella quale qualche pezzo si perde per strada o almeno non convince più di tanto.
Va da se che comunque quello che è poi il finale vero e definitivo (almeno per questo film, anche se visto come è andato al botteghino è difficile pensare ad un sequel, almeno non con un budget similare a questo) ha tutte le componenti per non essere dimenticato (l’amore come ragione di vita, la distanza incolmabile, il pericolo dietro l’angolo, l’ossessione della ricerca) anche se la proposizione pare un po’ accidentata, con qualche difficoltà nel rendere quanto accade immortale come avrebbe potuto essere (aggiungendo poi qualche lecita domanda su come sia possibile che i fatti si potessero evolvere proprio in questo modo).
Così questo “John Carter” è lontano assai dall’essere un fantasy perfetto (“Star wars”, ma non solo, per esempio rimane su un altro pianeta o proprio galassia), ma ha tante cartuccie da spendere (e un “big up” per il cane-lucertola Woola che trova un posto nell’immaginario, fedele e ultra simpatico) e non manca (quasi) mai di trasportarci lontano dall’ordinarietà delle cose (questo va detto non sempre in modo appropriato).
Giocattolone molto piacevole.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta