Regia di Andrew Stanton vedi scheda film
Da grande appassionato di Edgar Rice Burroughs, mi chiedevo se questo film avrebbe rispettato lo spirito originale del romanzo. Devo dire che alla fine della visione pur sentendomi in dovere di porre qualche osservazione e di non promuoverlo a pieni voti, questo John Carter si rivela come un buon prodotto in grado di regalare del sano intrattenimento e per tale motivo sono convinto che sarebbe piaciuto allo scrittore americano.
Burroughs, come ho avuto modo di scrivere su Cinerepublic nel post che gli ho dedicato, non ambiva a fare alta letteratura ma a produrre del sano divertimento, cosa che gli riuscì molto bene visto il largo consenso che ottenne fra i lettori.
Come ben ha osservato il critico ed esperto di fantascienza Sam Moskowitz, E.R. Burroughs fu in realtà uno scrittore di qualità superiore a quella che gli vollero riconoscere i critici suoi contemporanei e persino di quella che lo stesso autore si attribuiva, con caratterizzazioni dei personaggi tutt'altro che superficiali.
Ora il film diretto da Andrew Stanton non passerà alla storia per aver saputo delineare personaggi con il pennello dell'artista, ma va incontro a quella che era la motivazione principale della scrittura di Burroughs, e cioé portare il lettore in un mondo fantastico e fargli vivere avventure incredibilmente avvincenti.
Non manca qualche passaggio a vuoto, il prologo appare forse un po' troppo lungo e da un punto di vista filologico la fedeltà al romanzo di base (ovvero A Princess of Mars, pubblicato inizialmente come Under The Moons of Mars) lascia abbastanza a desiderare con l'introduzione di elementi ideati dagli sceneggiatori e del tutto assenti nel testo d'origine. Nonostante tutto questo,alla fine però John Carter riesce a catturare l'attenzione dello spettatore regalandogli quella avventura fantastica che è poi quello che cerca chi si siede sulla poltroncina e indossa gli occhialini del 3D (non strabiliante a mio modesto parere).
Taylor Kitsch non eccelle in recitazione ma dà una prova nel complesso sufficiente nei panni dell'eroe, Lynn Collins rende benissimo nei panni discinti (ma mai quanto quelli del romanzo) di Deja Thoris; ma le figure più accattivanti sono i Tharks, mostri verdi a quattro braccia che suscitano molta più simpatia degli uomini rossi di Marte (o meglio di Barsoom). Merito del buon lavoro di Willem Dafoe e Samantha Morton che con il motion capture costruiscono forse i due personaggi più credibili dell'intera storia.
Finale assolutamente aperto e, almeno in parte, fedele a quello ideato da Edgar Rice Burroughs, allora per tenere aperta la possibilità di un seguito a quel suo primo romanzo, oggi per un probabile sequel (almeno se gli incassi daranno ragione al lavoro di Stanton).
Un pellicola dunque a cui mi sento di attribuire una buona valutazione, anche in considerazione dei risultati ottenuti in tempi recenti quando il mondo del cinema si è appropriato di icone della letteratura fantastica, con risultati nel migliore dei casi discreti ma non esaltanti (Solomon Kane) se non addirittura pessimi (Conan The Barbarian).
John Carter a Edgar Rice Burroughs (proprio lo scrittore, interpretato da giovane Daryl Sabara) : "Abbraccia una causa. Innamorati. Scrivi un libro"
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